Un'immersione nella vita e nell'opera di Thomas Mann.

L’elegante facciata bianca incastrata tra due edifici di mattoni rossi impone la sua presenza in modo discreto e aggraziato, su una strada in pendenza che si allunga fino al fiume Trave. Eccola, mi pare di vederla, penso mentre ci avviciniamo percorrendo la Mengstraße in salita. Un gruppo di curiosi è fermo davanti al civico 4 e sbircia all’interno di uno dei luoghi più famosi della letteratura tedesca: la casa dei Buddenbrook (Buddenbrookhaus).

Facciata della Buddenbrookhaus
Facciata della Buddenbrookhaus

Il caldo pomeriggio di fine luglio volge al termine e la luce rossastra del tramonto posa la sua mano rassicurante su cose e persone. Mi siedo su una panchina dall’altra parte della strada; alle mie spalle la maestosa Marienkirche, le cui alte torri dominano il profilo della città. Osservo la facciata della Buddenbrookhaus, la fronte corrugata come se stessi decifrando una tavoletta babilonese: tre piani diversi l’uno dall’altro suddivisi da cornici marcapiano; l’ultimo, più stretto, coronato da un frontone dalle linee ondulate, sulla cui sommità si erge un’anfora di pietra; un raffinato oculo centrale aperto nel timpano e due statue adagiate su volute laterali: a destra l’abbondanza, a sinistra il tempo; infine l’elaborato portone di ingresso sovrastato dal solenne “Anno Dominus Providebit 1758”.

Il console Buddenbrook, le mani affondate nelle tasche dei calzoni chiari, rabbrividendo un poco nella giacca di panno, era fermo a poca distanza dalla porta di casa e ascoltava i passi che echeggiavano nelle strade deserte, bagnate e rischiarate da una luce fioca. Poi si girò e alzò lo sguardo verso il frontone grigio e appuntito della casa. I suoi occhi si soffermarono sul motto scolpito sopra l’ingresso in lettere arcaiche: “Dominus providebit”. Abbassando un poco la testa entrò e chiuse con cura la porta che cigolò pesantemente. Poi fece scattare la serratura della bussola e attraversò a passi lenti l’androne rimbombante.

I Buddenbrook, Thomas Mann

Nel 1758 il mercante Johann Michael Croll1 (1706-1777) acquisì la proprietà al civico 4 e commissionò la costruzione di una nuova casa. Quella precedente era appartenuta alla famiglia von Dorne per circa 170 anni e prima ancora a una dozzina di borgomastri, mercanti e membri del consiglio cittadino.2

Nessuno sa chi abbia progettato la casa di Croll, ma è certo che tra il 1822 e il 1824 sia stata rinnovata dal noto architetto danese Joseph Christian Lillie (1760-1827), seguace del neoclassicismo e attivo tra Lubecca e Amburgo. Nel 1842 fu venduta a Johann Siegmund Mann junior (1797-1863), nonno di Thomas Mann e capostipite del ramo lubecchese della famiglia Mann.

Il gruppo di persone che sostava davanti alla Buddenbrookhaus si è allontanato. Ne approfitto per scattare qualche fotografia approfittando della luce disponibile. Persi di vista i miei compagni di viaggio (n.d.b. L’Inglese e Piccola Poppins), raccolgo lo zaino e mi avvio verso la vicina piazza del mercato, passando davanti all’ingresso della Marienkirche, dove la statua bronzea di un piccolo diavolo seduto mi fa l’occhiolino. Che mi stia suggerendo una visita alla taverna Ratskeller?

A casa Buddenbrook, dove luogo immaginario e luogo reale si fondono

Il mattino dopo misuro la Breitestraße a passo svelto sotto un cielo grigio carico di pioggia. L’ostello dove alloggiamo non è lontano; sta nella Große Petersgrube ed è stato ricavato all’interno di un edificio gotico convertito in panetteria nel XV secolo.

Große Petersgrube
La Große Petersgrube è una strada del Marien Quartier.
Nel 1285 si chiamava fossa sancti Petri.

So già che questa esperienza sarà diversa dalla volta in cui presi il tè con Virginia Woolf, quella in cui mi attardai con le sorelle Brontë o quella in cui andai a trovare Bertold Brecht e Helen Weigel, perché Thomas Mann al civico 4 della Mengstraße non ci ha mai vissuto. Lì ci ha abitato per molti anni sua nonna Elisabeth (1811-1890), seconda moglie di Johann Siegmund jr.

Il nipote, vincitore del Nobel per la letteratura nel 1929, ambientò I Buddenbrook a Lubecca, ispirandosi ai luoghi e alle persone che conosceva, dando vita a una storia fortemente autobiografica. La casa di sua nonna, frequentata da bambino, funse da modello per quella dei Buddenbrook.

Nel 1891, un anno dopo la morte di Elisabeth, i Mann la vendettero; nel 1894 divenne proprietà dello stato di Lubecca, subì delle modifiche e fu destinata a usi diversi: stazione notturna dei lampionai, sala per l’estrazione della lotteria statale, sede della brigata di fanteria 81, biblioteca, ente del turismo; tra il 1922 e il 1929 ospitò la libreria Buddenbrook Buchhandlung e dagli anni ’50 la filiale di una banca.

Buddenbrookhaus, facciata, particolare
Buddenbrookhaus, facciata, particolare

Nessuno avrebbe mai potuto prevedere quello che accadde il 28 marzo 1942, quando a partire dalle 22:30 gli aerei della RAF illuminarono a giorno il cielo di Lubecca, distruggendo buona parte del centro storico e causando la morte di centinaia di persone3. Della Buddenbrookhaus rimasero in piedi soltanto la cantina a volta e la facciata.

Oggi il centro storico di Lubecca è patrimonio UNESCO. Molti edifici sono stati ricostruiti, inclusa la Buddenbrookhaus, che dal 1993 ospita l’Heinrich und Thomas Mann Zentrum: museo, centro di ricerca e memoriale, al cui interno si svolgono conferenze, mostre, seminari e letture dedicate alla famiglia Mann.

Buddenbrookhaus, sala da pranzo.
Buddenbrookhaus, sala da pranzo.
Sul comò è posata la (finta) lettera di Gotthold Buddenbrook

Con un occhio al solenne providebit sopra la mia testa, varco timidamente la soglia. Faccio il biglietto, lascio lo zaino in un armadietto al piano sottostante e inizio la visita dalla mostra permanente al pianterreno “Die Manns – eine Schriftstellerfamilie”: un’immersione totale nella vita della famiglia Mann; sei stazioni ordinate cronologicamente con tanto di albero genealogico. Diligente, prendo appunti su un foglio destinato a svanire dal mio zaino qualche ora dopo.

Salgo le scale senza fretta, impegnata a districare la massa ingarbugliata di informazioni biografiche sui Mann e riflessioni personali, e oltrepasso il mezzanino occupato da una mostra temporanea. A partire dal 1975 questo piano intermedio fu la sede di un’esposizione dedicata a Thomas Mann, il primo nucleo del futuro museo.

Arrivata al “piano nobile” della casa entro finalmente a tu per tu con il mondo dei Buddenbrook. Oltre alle due famose stanze descritte nel romanzo — la stanza dei paesaggi e la sala da pranzo —, ospita una mostra permanente dal titolo Die Buddenbrooks – Ein Jahrhundertroman e la biblioteca-archivio.

Buddenbrookhaus, sala da pranzo
Buddenbrookhaus, sala da pranzo

Nella sala da pranzo dimentico la vera storia di quella casa e di chi ci ha abitato. D’un tratto il luogo immaginario si fonde con quello reale. L’intera famiglia Buddenbrook mi viene incontro. Le sedie sono quasi tutte coperte da lenzuola bianche; le pesanti tende rosse contrastano con la leggerezza azzurrina delle pareti, anch’esse parzialmente coperte.

Sullo sfondo azzurro cielo delle tappezzerie le bianche figure delle divinità emergevano quasi plasticamente tra le colonne slanciate. Le pesanti tende rosse alle finestre erano chiuse e in ogni angolo della stanza otto candele ardevano su un alto candelabro dorato, oltre a quelle dei candelabri d’argento posati sulla tavola. Sopra il massiccio buffet, di fronte alla stanza dei paesaggi, era appeso un grande quadro, un golfo italiano la cui nebbiosa gradazione azzurrina era di grande effetto in quella luce. Addossati alle pareti c’erano imponenti sofà dalle spalliere rigide, rivestite di damasco rosso.

I Buddenbrook, Thomas Mann
Buddenbrookhaus, sala da pranzo, harmonium
Buddenbrookhaus, sala da pranzo, harmonium

Sul tavolo posizionato al centro della sala c’è un teatro di marionette, come quello regalato al piccolo Hanno Buddenbrook il giorno di Natale; sulla parete sinistra una grande stufa di ceramica bianca e un comò; sulla parete destra un harmonium, che ricorda quello suonato dalla moglie del console all’inizio del libro, seguito da una porta a battenti che conduce alla “stanza dei paesaggi”, un ambiente largo più o meno la metà di quello precedente caratterizzato da tende gialle e grandi dipinti bucolici.

Erano nella “stanza dei paesaggi”, al primo piano della vecchia grande casa nella Mengstraße che la ditta Johan Buddenbrook aveva acquistato da poco e dove la famiglia si era appena trasferita. Le tappezzerie robuste ed elastiche, leggermente staccate dalle pareti, mostravano vasti paesaggi negli stessi colori delicati del sottile tappeto che copriva il pavimento: scene idilliache nel gusto del diciottesimo secolo, con allegri vignaioli, villici operosi, pastorelle graziosamente infiocchettate che tenevano in grembo candidi agnellini sulla riva di acque scintillanti o si scambiavano baci con teneri pastorelli…
Quelle immagini erano per lo più dominate da un tramonto giallino, intonato al rivestimento giallo dei mobili laccati di bianco e dalle tende di seta gialla davanti alle due finestre.
Rispetto alla grandezza della stanza i mobili non erano molti. Il tavolo rotondo con le gambe sottili, diritte e delicatamente profilate in oro non si trovava davanti al sofà, ma sulla parete opposta, di fronte al piccolo harmonium sul cui coperchio era posata la custodia di un flauto. Oltre alle poltroncine rigide, distribuite regolarmente lungo le pareti, c’era soltanto un tavolino da cucito vicino alla finestra, e di fronte al sofà un fragile e lussuoso secretaire coperto di ninnoli.
Attraverso una porta a vetri, di fronte alle finestre, si vedeva un loggiato immerso nella penombra, mentre a sinistra di chi entrava c’era l’altra porta bianca a due battenti che si apriva sulla sala da pranzo. E sull’altra parete, in una nicchia semicircolare e dietro una grata di ferro battuto, lucido e artisticamente traforato, scoppiettava la stufa.

I Buddenbrook, Thomas Mann

Non tutto è esattamente come descritto nel romanzo e suppongo che qualche visitatore possa restare deluso. La casa ne ha passate tante, subendo modifiche sia all’interno sia all’esterno. Mi avvicino a una delle finestre per osservare la visuale. Almeno quella, dominata dalla rossa Marienkirche, è ancora la stessa.

Buddenbrookhaus, stanza dei paesaggi
Buddenbrookhaus, stanza dei paesaggi

Curioso fra documenti d’archivio e varie edizioni del I Buddenbrook. Prima di congedarmi resto un po’ nel bookshop del museo alla ricerca di qualche libro interessante da portare a casa. La giornata è ancora lunga e i miei compagni di viaggio mi aspettano da Taste, un piccolo locale sulla Holstenstraße, ideale per la colazione. Oggi la pioggia non farà sconti stando alle previsioni, ma noi non la temiamo.

P.S.

Molte delle informazioni contenute nell’articolo sono tratte da Thomas Manns Lübeck di Wolfgang Tschechne (Ellert & Richter Verlag) e dal sito ufficiale dell’Heinrich-und-Thomas-Mann-Zentrum. A presto per la seconda parte di questo viaggio letterario a Lubecca.

Buddenbrookianamente tua
Katy Poppins

  1. Croll era il capostipite del ramo della famiglia a cui apparteneva Elisabeth Marty, nonna paterna di Thomas Mann.[]
  2. I libri della città di Lubecca menzionano una casa su quel lotto di terra già nel 1289.[]
  3. Quello fu il primo di una serie di bombardamenti a tappeto che nel corso della Seconda guerra mondiale colpirono molte città tedesche.[]

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2 commenti

Daniele Imperi 03/03/2020 - 12:23 pm

Insomma, mi tocca leggerlo, prima o poi. Sono anni che l’ho comprato. Una bella edizione in tela del Club degli editori, come quella de La montagna incantata, uno dei primi libri che ho letto, al liceo.

Rispondi
Katy Poppins, seduta con in mano una tazza e un libro aperto davanti a lei
Caterina 04/03/2020 - 5:24 am

Se lo leggi poi fammi sapere cosa ne pensi.
Se sopravvivo a Guerra e pace (ogni anno scelgo dei classici da leggere), quest’anno leggo anche La montagna incantata. 😀

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