Berlino, 1936. La città si prepara ad accogliere le Olimpiadi e l’investigatore privato Bernard “Bernie” Gunther, veterano di guerra ed ex piedipiatti, ha un nuovo caso per le mani: scoprire chi ha ucciso i coniugi Pfarr e recuperare i gioielli rubati dalla loro cassaforte. Il committente dell’indagine è il ricco industriale Hermann Six, padre di Grete, la donna assassinata insieme al marito. Un compito apparentemente semplice, che si rivelerà ben presto intricato e rischioso.
Violette di marzo, il primo volume della trilogia berlinese di Bernie Gunther scritta da Philip Kerr (1958-2018), pubblicata a partire dal 1989, è da poco tornato in libreria, edito da Fazi Editore per la collana Darkside1 e tradotto da Patrizia Bernardini.
In un periodo storico in cui i criminali sono quasi meno criminali degli uomini in divisa e delle alte sfere dello stato e in una città dove il Landwehrkanal restituisce corpi di morti ammazzati un giorno sì e l’altro pure, ricomporre i pezzi di un puzzle per arrivare alla verità è un’impresa coraggiosa e quasi donchisciottesca. Ci vuole poco a pestare il piede sbagliato ed essere spediti in un lager.
Berlino. L’amavo questa vecchia città. Ma questo prima che si fosse guardata allo specchio e avesse cominciato a indossare dei corsetti tanto stretti da levarle il respiro. Amavo le filosofie disinvolte e spensierate, il jazz scadente, i cabaret volgari e tutti gli altri eccessi culturali che avevano caratterizzato gli anni di Weimar, e fatto sembrare Berlino una delle città più eccitanti al mondo.
Violette di marzo, Philip Kerr
Bernie, voce narrante del romanzo, è un uomo scaltro e pragmatico, che sa fare bene il suo mestiere e non esita né a prenderle né a darle; ha la lingua tagliente e lo sguardo lungo, il bicchiere facile e la carne debole. Antinazista (attento a non sbandierarlo) e allergico alle regole, oltre alle pistole usa anche l’ironia e il cinismo come armi di difesa, paraventi irrinunciabili dietro i quali si nasconde un cuore ancora capace di nutrire sentimenti.
È umano in una realtà disumanizzante. E forse è per questo che il suo mondo è popolato di personaggi descritti in modo quasi caricaturale, maschere grottesche che abitano una società sempre più deforme e degradata (e il pensiero va alle opere di Otto Dix e a quelle di George Grosz).
Era questa Berlino sotto il governo nazionalsocialista: una grande casa infestata dai fantasmi, piena di angoli bui, lugubri scale, sinistre cantine, stanze chiuse a chiave e la soffitta zeppa di poltergeist in libertà, che scagliano libri, sbattono porte, spaccano vetri, urlano nella notte, spaventando al tal punto i proprietari da indurlo, talvolta, a vendere tutto e andarsene. Ma questi di solito si tappavano solo le orecchie, si coprivano gli occhi pesti e facevano finta che tutto fosse a posto. Atterriti, parlavano poco, ignorando il fatto che i tappeti gli scivolavano via da sotto i piedi, e la loro risata era di quelle risatine nervose che accompagnano sempre la battuta di spirito del padrone.
VIOLETTE DI MARZO, PHILIP KERR
La Berlino di Bernie Gunther è quella spietata e opprimente del periodo nazista, quella torva e violenta dei bassifondi, quella viziosa e disinibita dei locali notturni, quella muta e impassibile di fronte alle vittime inermi, quella sporca e rassegnata dei quartieri poveri, quella di chi è asservito al potere per convinzione o convenienza; una città tirata a lucido in occasione delle Olimpiadi per nascondere i segni più evidenti dell’intolleranza, dell’antisemitismo e della crudeltà e fare bella figura agli occhi del mondo.
Di questo libro ho apprezzato soprattutto la solida ricostruzione storica, l’acribia con cui l’autore si è documentato sulla capitale tedesca del Terzo Reich. Sono riuscita a calarmi totalmente nella realtà descritta da Kerr, assorbita dal susseguirsi degli eventi e dalla fluidità della prosa. A questo si uniscono la simpatia per Bernie Gunther, scattata fin dalle prima pagine, e il caleidoscopio di persone viste attraverso la sua lente. Da leggere se ami il genere o ti interessano la città e quel periodo storico in particolare. Sembra che Tom Hanks voglia farne una serie televisiva per la HBO.
Non mi resta che attendere il seguito.
Bis bald Bernie!
- In Italia i tre volumi sono già stati pubblicati da Passigli. Al primo, uscito nel 2005, hanno fatto seguito Il criminale pallido e Un requiem tedesco.[↩]
3 commenti
Non conosco l’autore, ma l’incipit non sembra male.
Sul periodo ho letto da poco “L’angelo di Monaco”, un poliziesco storico sulla fine della nipote di Hitler.
Uh, do un’occhiata al libro. Ti è piaciuto?
Sì, è stato pieno di colpi di scena. Buona anche la ricostruzione storica.