La mia storia d’amore con Berlino non è iniziata con un colpo di fulmine, ma è il frutto di un graduale innamoramento che cresce con l’aumentare delle cose che so di lei e si crogiola nel pensiero di quelle ancora da scoprire. Così quando Francesca Zilio mi ha proposto di leggere il suo libro, ho accettato con piacere.
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Sono stata assente dal blog, ma non da Letture in Viaggio. Le ultime quattro settimane le ho dedicate a un piccolo progetto: una serie di mini tour letterari a misura di Instagram stories ispirati dai libri letti e dai luoghi visitati. Questo mese ho scelto Effi Briest dello scrittore tedesco Theodor Fontane, ambientato in parte a Berlino.

Ho visitato Lubecca nel luglio 2019 a distanza di pochi mesi dalla lettura de I Buddenbrook. Da allora è passato del tempo e i ponti sono crollati travolti da una piena. Forse non è un buon momento per parlare di luoghi, ma raccontare questo viaggio letterario mi ha regalato spensieratezza1 e una maggiore conoscenza della città. L’ho studiata, assorbita, fatta mia.
- La spensieratezza dovuta al flow, uno stato che sperimento spesso mentre scrivo. Per approfondire il concetto di “flow” vi consiglio due libri di Mihaly Csikszentmihaly Flow: The Psychology of Optimal Experiencee Creativity: Flow and the Psychology of Discovery and Invention[↩]

L’elegante facciata bianca incastrata tra due edifici di mattoni rossi impone la sua presenza in modo discreto e aggraziato, su una strada in pendenza che si allunga fino al fiume Trave.

Berlino, 1936. La città si prepara ad accogliere le Olimpiadi e l’investigatore privato Bernard “Bernie” Gunther, veterano di guerra ed ex piedipiatti, ha un nuovo caso per le mani: scoprire chi ha ucciso i coniugi Pfarr e recuperare i gioielli rubati dalla loro cassaforte.

Sally Bowles, l’aspirante attrice cantante di cabaret, è il più conosciuto, reso popolare nel 1972 da un celebre film con Liza Minelli. Di personaggi singolari in Goodbye to Berlin (Addio a Berlino, Adelphi, 2013)1 se ne incontrano altri. Nessuno, tuttavia, memorabile quanto lei.

Il mio primo viaggio letterario1 fu un insuccesso: Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, letto a dodici anni, mi sconvolse. Questo il verdetto: la capitale tedesca era un luogo grigio, brutto e pericoloso e io (ragazzina cresciuta a pane, amore e Barbie) non me ne sarei più occupata.