In un tiepido pomeriggio di aprile esco di casa diretta a Schöneberg. Occhiali da sole, reflex a tracolla, agenda in mano e in testa un piano: ripercorrere i luoghi di Berlino legati ai fratelli Grimm. Jacob (1785-1863) e Wilhelm (1786-1859), originari di Hanau, avevano studiato presso l’università di Marburgo e lavorato in quelle di Gottinga e Kassel. Nel 1841 si trasferirono a Berlino su invito del re di Prussia Federico Guglielmo IV, che offrì loro un posto all’università Humboldt; dall’Accademia delle Scienze ottennero uno stipendio per continuare l’attività di ricerca. La capitale prussiana è stata quindi l’ultima tappa di un percorso professionale e umano che ha reso immortali i due inseparabili fratelli, le cui spoglie riposano da più di 150 anni nel vecchio cimitero di St. Matthäus (Alter St. Matthäus Kirchhof).
L’accesso al cimitero è situato a Großgörschenstraße, a due passi dalla stazione S-bahn Yorckstraße. Consacrato nel 1856, ospita diverse tombe e mausolei di cittadini illustri. Inizio il mio itinerario da qui. Faccio qualche foto all’esterno prima di entrare e mentre attraverso il cancello noto l’accogliente bar sulla sinistra; un invitante aroma di caffè mi implora di andare dalla signora che mi guarda sorridente e pronunciare le sei parole magiche con il mio tedesco stentato: Ich hätte gern einen Kaffee, bitte.
Non cedo e proseguo decisa verso il tabellone con la mappa del cimitero. Localizzo le tombe dei Grimm. Bene, stanno lassù. Più facile di così! Cerco di memorizzare il percorso. Lo dimentico dopo nemmeno dieci passi (grazie memoria a breve termine). Ho di fronte un lungo viale alberato leggermente in salita, spina dorsale di un reticolo di passaggi minori che delimitano le ampie porzioni erbose con le lapidi e i fiori. Non so da dove iniziare. Mi lascio guidare dai sensi: imbocco uno stretto viale sterrato sulla destra catturata dalla bellezza di alcuni ciliegi in fiore.
Seguendo il tracciato, cammino con calma, quasi in punta di piedi, verso quella che credo sia la direzione giusta. Vorrei possedere la grazia silenziosa dei gatti. I Grimm nacquero in una famiglia agiata, ma quando il padre morì, nel 1796, iniziarono i problemi. Dei sei figli di Dorothea Zimmer e Philipp Wilhelm Grimm, Jacob e Wilhelm erano i più grandi e all’epoca avevano rispettivamente 11 e 10 anni; la madre soffriva di depressione e poté fare ben poco per dare una mano.
Nonostante le difficoltà e anche grazie all’aiuto della zia Henriette Philippine Zimmer e di una dama di corte di Kassel, terminarono con successo gli studi liceali e si iscrissero all’università. Alla morte della madre, nel 1808, presero in carico, sempre con il supporto di Henriette, i fratelli e l’unica sorella. Nel frattempo Wilhelm era diventato piuttosto cagionevole di salute, cosa che però non gli impedì, tra un periodo di invalidità e l’altro, di laurearsi, lavorare, sposarsi e avere dei figli. Jacob, invece, rimase scapolo; tra i due era sì il più forte fisicamente, ma anche il più timido e taciturno.
Ci metto un po’ a trovare le loro tombe: quattro massicce lapidi di pietra scura disposte una accanto all’altra (Jacob, Wilhelm e i figli di quest’ultimo, Hermann e Rudolf), seguite da quella bianca di Henriette Dorothea Wild e Auguste Grimm, moglie e figlia di Wilhelm. Le osservo meravigliata in attesa che qualche animale parlante sbuchi dal nulla. Al liceo promisero di non separarsi mai, e Dorothea Wild, che sposò Wilhelm nel 1825, si prese cura dei suoi “due uomini” per tutta la vita.
Scatto fotografie, parlo con gli occupanti, li ringrazio e tolgo il disturbo. Chissà quante persone vengono qui ogni giorno solo per loro. Un bambino deve aver lasciato il disegno che vedo spuntare ai piedi della lapide di Jacob. Continuo a esplorare il cimitero. Tra tombe monumentali e altre più discrete, raggiungo un’area fatta di piccole sepolture delimitate da pietre. Ovunque giochi e girandole. Il cuore salta un battito. Scoprirò dopo che è il Der Garten der Sternenkinder (non sono un asso in tedesco, ma credo si possa tradurre con il “giardino dei bambini stelle”). Leggo le date. L’anno di nascita corrisponde a quello di morte. Ingoio le lacrime e mi allontano.
L’orologio dice che è già passata un’ora e mezza. Anni fa i cimiteri li evitavo, mi mettevano a disagio. Poi ho smesso di negare la morte, ho iniziato a vivere e i cimiteri mi sono diventati simpatici. La prossima tappa è Potsdamer Platz. Invece di riprendere la S-bahn da Yorckstraße, giro intorno al perimetro di St. Matthäus e perlustro la zona. Dopo una ventina di minuti arrivo alla stazione di Julius-Leber-Brücke e salgo sulla S1. Dal silenzio di St. Matthäus al caos di Potsdamer Platz il passaggio non è indolore. Lei, moderna, scintillante e rumorosa, ti avvolge con la solita arroganza. Mi riesce difficile immaginare che qui, in un tempo molto lontano, la vecchia strada mercantile da Potsdam attraversasse le mura cittadine.
A dispetto del Platz nel nome, è stata a lungo più un’area di snodo che una piazza vera e propria. Solo con l’apertura della stazione ferroviaria Potsdamer Bahnhof, nel 1838, iniziò gradualmente a cambiare volto fino a diventare, agli inizi del Novecento, uno dei luoghi berlinesi più vivaci. I Grimm arrivarono a Berlino tre anni dopo. La loro prima casa stava al numero 8 di Lennéstraße, un viale che costeggia il lato meridionale del Tiergarten. Ci vissero dal 1841 al 1846. Nel 1847, dopo un anno passato a Dorotheenstraße 47 (vicina al lato est del Tiergarten e a nord della porta di Brandeburgo), si trasferirono a Linkstraße 7, dove rimasero fino al 1863.
Nel 1848 Jacob lasciò il ruolo di professore all’università, seguito da Wilhelm nel 1852. A Linkstraße 7 è affissa una targa a memoria dei famosi inquilini. L’ingresso al palazzo, però, sta dalla parte opposta, in Alte Potsdamer Straße 5. L’edificio è lo storico Weinhaus Huth, costruito nel 1912 e miracolosamente sopravvissuto ai bombardamenti della Seconda guerra mondiale.
Il piano terra è occupato da un ristorante, quello superiore ospita la Daimler Contemporary Berlin, una collezione d’arte contemporanea del XX secolo. Per un anno intero ho frequentato questa zona quasi ogni giorno. L’ufficio dove lavoravo è a poche centinaia di metri e raramente ho sfruttato il vicino Tiergarten per una passeggiata rilassante dopo otto ore al telefono.
I fratelli Grimm, invece, ci andavano spesso. Questo parco, il più conosciuto della città e uno dei più grandi della Germania, era già molto popolare fra gli scrittori nel XIX secolo. Durante i rigidi inverni del 1946 e del 1947, i berlinesi affamati e infreddoliti ne usarono gli alberi per ottenere legna da ardere. Importuno per qualche minuto la statua di Goethe con l’obiettivo della mia reflex. Ovunque turisti, ragazzi, famiglie; chi cammina, chi corre, chi siede sui prati. Vorrei fermarmi un po’, magari a leggere, oppure andare a caccia di folletti. Non c’è dubbio, comunque, che l’abito più bello di questo parco sia quello autunnale.
Proseguo a piedi verso Friedrichstraße per l’ultima tappa dell’itinerario: il Jacob und Wilhelm Grimm Zentrum, in altre parole la biblioteca dell’università Humboldt. Passo davanti a Dussmann, una delle mie librerie preferite. La sezione dedicata ai titoli in lingua inglese ha diverse raccolte di fiabe dei fratelli Grimm, una più bella dell’altra.
La Germanistica è nata con i Grimm. Oltre alle due edizioni di Fiabe per bambini e famiglie (Kinder und Hausmärchen), pubblicate rispettivamente nel 1812 e nel 1857, e grazie alle quali hanno ottenuto fama universale, scrissero anche libri sulla lingua e la grammatica tedesca, raccolte di miti, leggende, canzoni tedesche, studiarono l’uso delle rune presso i Sassoni, la pratica legale nel Medioevo e tradussero per il pubblico tedesco fiabe e leggende di paesi come la Danimarca, l’Irlanda e la Scozia.
Davanti alla stazione di Friedrichstraße, svolto a Georgenstraße e seguo il tracciato dei binari fino al primo sottopassaggio. Da questo importante snodo ferroviario, dopo la Notte dei cristalli (9-10 novembre 1938), partirono treni carichi di bambini ebrei diretti nel Regno Unito. Il Kindertransport, organizzato dal Central British Fund for German Jewry, salvò circa 10.000 vite. Dalla stessa stazione, però, partirono anche i treni diretti ai campi di concentramento.
Finalmente raggiungo Geschwister-Scholl-Straße e il Jacob und Wilhelm Grimm Zentrum. La struttura, moderna e imponente, è stata inaugurata nel 2009 e custodisce la biblioteca privata dei fratelli Grimm, un tesoro di oltre 5.500 libri.
Entro, entusiasta e spaesata. Il grande atrio ha tre ingressi, le postazioni informatiche a sinistra, una stanza con armadietti per borse e cappotti, il punto informativo e l’ingresso ai libri e alle sale studio a destra. In fondo c’è un piccolo bar con tavoli e sedie. E tanti studenti.
A differenza di altre biblioteche cittadine qui la tessera è gratuita, così ne approfitto per iscrivermi. Chiedo informazioni sul da farsi. Sì, ho i documenti con me. Sbrigo le formalità richieste, lascio tutto negli armadietti all’ingresso e accedo all’area sacra. La mia prima tessera stimola la serotonina che fa entrare in circolo l’ormone dell’onnipotenza.
L’edificio ha sette piani e le sale fanno venire le vertigini. Non faccio foto, non prendo libri in prestito. Sono quasi le sette e i servizi della biblioteca stanno per chiudere. Raccolgo la mia roba ed esco. Ragazzi e ragazze sono ancora seduti all’esterno a chiacchierare. Godetevi questi anni, viveteli con intensità, penso. Percorro soddisfatta la stessa strada da cui sono venuta. Degli occhiali da sole, alla fine, non ho avuto bisogno. La macchina fotografica l’ho rimessa in borsa insieme all’agenda. In testa ora ho solo un piano: andare a casa e magari, dopo cena, farmi pure un buon caffè.
Il Volkspark Friedrichshain e la fontana delle fiabe
La vista di una cosa bella solleva l’animo di chi la guarda: questo è il motivo per cui nel 1893 fu costruita la Märchenbrunnen, dedicata ai residenti del quartiere e ai loro bambini. Progettata dall’architetto Ludwig Hoffmann, include sculture ispirate alle fiabe dei fratelli Grimm e si trova nel Volkspark Friedrichshain. I bombardamenti non la risparmiarono, ma le sculture danneggiate furono trovate nascoste all’interno di un muro che stava lì vicino e la fontana venne ricostruita.
Risorse
- Sul vecchio cimitero di San Matteo leggi anche Alter St. Matthäus Kirchhof, ovvero il vecchio cimitero di San Matteo di Raffaela Rondini.
- Sui luoghi dei Grimm in Germania leggi anche: Nel paese delle fiabe – La Germania magica e misteriosa dei fratelli Grimm di Saverio Simonelli, edito da Giulio Perrone Editore
Credits: sala di lettura del Grimm Zentrum (Huuboa) | Altre foto: lettureinviaggio
8 commenti
Mi hai fatto venire tanta nostalgia di questa bellissima città: molti luoghi che hai descritto, li conosco. Ci devo ritornare.
Sono tanto felice che Berlino ti sia piaciuta. Se torni, devi farmelo sapere eh, mi raccomando! 😉
A saperlo, avrei visitato il cimitero, almeno qualcosa di bello l’avrei visto in una città che m’ha deluso del tutto 😀
ahahaha ecco ora lo sai! Quand’è che torni? Berlino ti aspetta! 😀 😛
Mmm… pensavo invece a Bamberga, dove producono la birra affumicata che mi piace, la Schlenkerla 😛
Guarda sono io la prima a consigliarti Bamberga (e la birrazza) o qualsiasi altra località caruccia in Tedeschia. Ci sono posti che Berlino in confronto… nun regge. Io per ora ho visto molto poco. Sigh! :/ Ps. però sempre che se proprio sei di passaggio, c’hai una blogger/gattara da venire a trovare 😀
Appuntamento in Tedeschia 😀
Se organizzo una visita da quelle parti, avviso di sicuro la blogger/gattara 🙂
Ecco, mo sì! 😀