Un alto muro sormontato da filo spinato cinge la prigione di Hohenschönhausen, fino al 1990 luogo di detenzione preventiva della Stasi, la polizia segreta della Germania Est.

Dal 1994 è un memoriale aperto al pubblico sette giorni su sette, accoglie ogni anno più di 444.000 visitatori e offre tour guidati in diverse lingue.

Esterni ex Prigione Stasi, Berlino

Da lager sovietico a prigione della Stasi

Ho scoperto questo posto solo di recente grazie a C’era una volta la Ddr di Anna Funder. Si trova a Lichtenberg, un distretto lontano dai percorsi turistici tradizionali.

Cortile interno

Per anni la prigione è stata parte di un polo segreto militarizzato, inesistente sulla mappa di Berlino; un’estesa area tecnico-scientifica che includeva altri edifici.

Cortili interni

Il servizio segreto sovietico, NKVD (dal ’54 KGB), vi si insediò nel ’45 trasformando la fabbrica dell’industriale Richard Heike1 in un campo di raccolta e smistamento prigionieri dove le condizioni di vita erano disumane, lo Speziallager2 Nr. 3.

Quando il lager chiuse, l’anno successivo, la polizia politica sovietica stabilì il proprio quartier generale in quella che prima era una mensa, usandone la cantina come prigione sotterranea (l’U-Boot).

Interno del "sottomarino"

Nel 1951 i servizi segreti sovietici lasciarono Hohenschönhausen. Si trasferirono in un altro quartiere della città, Karlshost3, e cedettero il complesso alla Stasi, che ne riutilizzò alcuni edifici e costruì di nuovi.

L’odore della paura

Il sito è diventato un memoriale grazie a un gruppo di ex detenuti. Alcuni di loro fanno ancora parte dello staff, come Frau Paul ai tempi in cui Anna Funder scrisse il suo libro. La fondazione che gestisce il memoriale conta molte altre persone, ricercatori compresi.

Particolare di una cella del sottomarino

La visita inizia dal “sommergibile” (U-Boot), ex mensa costruita negli anni ’30 da un’organizzazione assistenziale, nella cui cantina fu ricavata una prigione sotterranea.

Era un odore meticcio, ma era l’odore della paura allo stato puro. Questo Sommergibile puzzava di umido, vecchia orina e terra: l’odore della sofferenza.

C’era una volta la Ddr, Anna Funder

I nemici politici in attesa di giudizio venivano rinchiusi in cubicoli ciechi, umidi e freddi, costretti a confessare i loro crimini contro il SED -— il partito egemone della Ddr, al potere dal 1949 —, con estenuanti interrogatori e torture fisiche. Nel 1961, il “sommergibile” venne rimpiazzato da un nuovo braccio carcerario.

Corridoi del Sottomarino

Le celle, molte delle quali d’isolamento, erano più grandi, arredate con un letto, un lavandino, un water, un tavolo e una sedia; le finestre schermate, per isolare totalmente i detenuti dal mondo esterno.

Nuovo braccio della prigione, corridoio

Ci finivano i dissidenti, coloro che si opponevano al regime e quelli che cercavano di fuggire in occidente. Le visite ai detenuti erano possibili, ma concesse di rado.

Interno di una cella

Il detenuto non doveva sapere chi altro c’era lì, né avere alcun contatto umano che non fosse rigidamente controllato, a fini psicologici, dalle guardie.

C’era una volta la Ddr, Anna Funder

Arrivavano a Hohenschönhausen su furgoni camuffati, chiusi in piccole celle cieche, al buio. Nell’area di carico della prigione ce n’è uno, il noto B1000 prodotto da Barkas, un’azienda della Germania orientale chiusa nel 1989.

Furgoncino Barkas usato per il trasporto dei detenuti
“Più tardi ho saputo che quei camion erano talvolta camuffati da veicoli per il trasporto biancheria, o come mezzi frigoriferi per il pesce, o come furgoni del pane, mentre non facevano altro che trasferire detenuti e dissidenti da un capo all’altro della repubblica. […] Il cellulare e l’area di carico erano fatti in modo che i detenuti smontassero uno alla volta e non potessero mai incontrarsi, né vedere la luce del sole, o una strada, o l’ingresso dell’edificio.” (C’era una volta la Ddr, Anna Funder)

Erano molte anche le stanze per gli interrogatori, ambienti rivestiti di carta da parati a timidi motivi geometrici o floreali e pavimenti di linoleum, con almeno una scrivania, delle sedie, qualche armadietto, un telefono.

Particolare di una stanza per interrogatori
“Era negli uffici che la Stasi dava tutta se stessa: qui esibiva al meglio i suoi innovatori, storiografi faustiani cacciatori di patti. Era quella la stanza in cui un patto era stato offerto rifiutato, e un’anima era stata sfigurata, per sempre.”
(C’era una volta la Ddr, Anna Funder)

Gli interrogatori andavano avanti per giorni, e i metodi di tortura erano cambiati rispetto agli anni ’50: alla violenza fisica si era sostituita quella psicologica.

Stanza per interrogatori
“Il complesso disponeva di stanze per 120 interrogatori simultanei”.
(C’era una volta la Ddr, Anna Funder)

Il più usato, e uno dei più diffusi al mondo, era la privazione del sonno. Il prigioniero, privato del sonno per ore e sottoposto a sfibranti interrogatori, diventava un manichino privo di volontà che avrebbe poi confessato qualsiasi cosa pur di poter essere lasciato in pace a dormire.

Sgabello in una stanza per interrogatori
“Dietro la porta c’era un piccolo sgabello a quattro gambe, come uno di quelli da mungitura. “Ventidue ore su quello”, ha detto Frau Paul.” (C’era una volta la Ddr, Anna Funder)

Capitava che qualche detenuto morisse all’improvviso, in modo sospetto. Per evitare l’attenzione dei media occidentali e le domande dei familiari, i funerali venivano svolti cercando di non dare troppo nell’occhio.

Porta di una cella

L’ospedale

La possibilità di visitare l’ospedale ci ha colte di sorpresa. Normalmente non è accessibile al pubblico, ma il giorno in cui siamo state a Hohenschönhausen era la giornata nazionale dei musei.

Ospedale del carcere, ambulatorio

L’edificio che lo ospita era una vecchia lavanderia già adibita a infermeria dai sovietici e poi affidata al servizio medico della Stasi.

Ospedale, particolari

Nei corridoi dalle pareti bianche si aprono le camere dei degenti, con l’occorrente per la permanenza, gli ambulatori per le visite mediche, i bagni dalle piastrelle azzurre con le tubature a vista e altre stanze abbandonate a sé stesse con carta da parati sbiadita e scollata, mobili e oggetti ammonticchiati qua e là.

Ospedale del carcere, particolare

Spazi un tempo severi ed essenziali, dove il senso di angoscia provato durante la visita al “sommergibile” sfuma in un inquietudine ancora più destabilizzante alla vista della sala operatoria, inondata d’azzurro, immobile e remota, custode di chissà quali segreti.

Ospedale del carcere, sala operatoria

Oggi il memoriale non è solo un museo aperto al pubblico, ma anche un luogo di ricerca storica. Al suo interno si trovano un ufficio testimoni, che ha raccolto finora le testimonianze di circa 700 ex detenuti, una biblioteca specializzata sulla persecuzione politica durante la Ddr e un archivio. Ha inoltre pubblicato libri riguardanti la storia della prigione.

Informazioni utili

Stanza, particolare

Il memoriale di Berlino-Hohenschönhausen, aperto tutti i giorni dalle 9 alle 16, si trova in Genslerstraße 66. Le visite guidate hanno una durata di novanta minuti e orari specifici in base alla lingua scelta e al periodo dell’anno. Includono anche la visione di un filmato di mezz’ora sulla storia del carcere.

Il biglietto intero costa 6 €. I visitatori singoli hanno la possibilità di scegliere una guida che parli inglese, tedesco o russo; i gruppi possono invece richiedere un tour anche in altre lingue, tra cui l’italiano. Dai un’occhiata alla sezione FAQ (purtroppo solo in tedesco).

→ Leggi anche: Divisione e riunificazione: con Francesca Zilio alla scoperta di 4 itinerari storici nella Berlino della Guerra fredda

Per approfondire:

Come sempre ti lascio alcune risorse per approfondire la conoscenza del memoriale di Hohenschönhausen:

Credit: lettureinviaggio

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1La fabbrica di Richard Heike stava Freienwalder Straße. Quando fu occupata dai sovietici, Heike e la sua famiglia vennero uccisi. La sua villa – Villa Heike –, costruita tra il 1910 e il 1911 (ancora in piedi, al civico 17 di Freienwalder Straße) divenne una centrale per gli interrogatori e successivamente un archivio distaccato della Stasi.
2Era uno dei dieci lager speciali aperti dai sovietici nella Germania dell’Est. Spesso riutilizzavano quelli usati dai nazisti.
3Appartiene al distretto di Lichtenberg.

Allevatrice di unicorni e dirigente di una multinazionale di idee. Da grande vorrebbe diventare ambasciatrice di sorrisi e indossare solo abiti color turchese.