Ho celebrato i 30 anni dalla caduta del muro andando in giro per la città e ne è venuto fuori un piccolo reportage.

Ieri Berlino ha celebrato il trentennale della caduta del muro. Ho girato per la città affidandomi al caso e ne è venuto fuori un mini tour quasi sensato. Non avevo un’idea precisa di cosa fare, ma sapevo che sarei andata alla porta di Brandeburgo per vedere l’installazione temporanea di Patrick Shearn, Visions in Motion. Magari avrei trascorso del tempo a leggere nella caffetteria di Dussmann e comprato quel libro di Claudio Magris che mi strizza l’occhio da almeno un anno. Sicuramente sarei andata fino a Torstraße a spulciare i titoli in italiano di Mondolibro.

Piccolo reportage sotto la pioggia

Prima tappa: Alexanderplatz, dove qualche giorno prima della caduta del muro, il 4 novembre, un milione di persone si radunò per manifestare contro la DDR. Andrò fino alla porta di Brandeburgo a piedi, passando davanti al nuovo castello di Berlino.

Si estende su un’area di 30.000 metri quadrati a ridosso della Sprea e ospiterà l’Humboldt Forum, un grande progetto museale che verrà inaugurato nel 2020.

Il progetto da 590 milioni di euro riproduce parzialmente l’originario castello di Berlino, residenza di re prussiani e imperatori, e occupa il posto lasciato vuoto dal Palast Der Republik, simbolo della DDR, costruito nel 1976 e demolito nel 2006.

Il cielo è plumbeo e pioviggionoso, passano alcune macchine d’epoca e sento la voce di un tizio che parla a una folla di persone davanti all’Altes Museum. Sventolano bandiere che non riconosco. Più tardi lo ritrovo sull’Unter den Linden e scopro che i manifestanti appartengono a schieramenti di estrema destra.

Passeggio tra le bancarelle del mercato d’arte sulla Sprea, che ogni fine settimana colorano la strada accanto al Deutsches Historisher Museum, am Zeughaus. Un cartello davanti al museo annuncia l’ingresso gratuito e la possibilità di partecipare a tour guidati in lingua inglese. Il prossimo sta per iniziare.

Il Deutsches Historisher Museum si trova all’interno dell’arsenale di Berlino (Zeughaus Berlin), l’edificio più antico dell’Unter den Linden. Ospitava le armi dell’artiglieria prussiana, risale al Seicento ed è in stile barocco. In un’ora ripercorriamo quattro anni chiave della storia tedesca: 1848, 1918, 1938, 1989. Cosa hanno in comune gli ultimi tre? Il 9 novembre, lo Schicksaltag der Deutschen, il giorno del destino dei tedeschi1.

Una data importante, che non è mai diventata festa nazionale a causa di quel 1938, l’anno in cui, nella notte tra il 9 e il 10 novembre, in Germania, Polonia e Cecoslovacchia scoppiarono i pogrom contro gli ebrei. Finita la visita, mi rimetto in cammino. Sull’Unter den Linden la viabilità è bloccata. C’è un dispiegamento eccezionale di polizia. La manifestazione che ho visto davanti all’Altes Museum sembra essersi spostata. Sui marciapiedi si cammina a passo d’uomo, si schivano persone, ombrelli e e-scooter lasciati qua e là. Li trovo insopportabili, sono ovunque. Mi manca l’aria.

Pariser Platz è chiusa. Avrei dovuto immaginarlo. Per riuscire a vedere Visions in Motion, lungo Strasse des 17 Juni, dovrei andare verso il palazzo del Reichsteig e poi verso la porta di Brandeburgo costeggiando il Tierpark, ma lascio perdere. Troppa gente, comincio a sentirmi spaesata.

Sono ancora dell’idea di andare in libreria, ma non da Dussmann. Penso a quella piccola libreria italiana che visito di rado. Salgo sulla S-Bahn, in direzione Oranienburger Straße, e subito dopo mi rendo conto che la linea su cui sto viaggiando passa per il ponte di Bornholmer Straße, il Bösebrücke, nel distretto di Pankow. E se allungassi il tragitto e mi fermassi lì?

Immaginate una fiumana di gente che la sera del 9 novembre 1989 si dirige verso il passaggio di confine di Bornholmer Straße, il primo da cui gli abitanti di Berlino est attraversarono il muro per entrare a Berlino ovest.

È qui che la protagonista di una delle storie raccontate da Anna Funder in C’era una volta la Ddr provò a oltrepassare il confine. Ce l’aveva quasi fatta. Fu colta in fallo e sbattuta in prigione.

Dove passava il muro oggi c’è una piazza, chiamata piazza 9 novembre 1989, e una mostra permanente.

Torno verso la stazione della S-Bahn, ma per il prossimo treno devo attendere dieci minuti. Ancora una volta la meta è la libreria italiana. Riuscirò a raggiungerla prima o poi? Prendo il tram e poi la U8. 

Sulla U8 mi accorgo che la fermata di Bernauer Straße è di strada. Lo avevo dimenticato. Lì c’è il memoriale e centro di documentazione del muro di Berlino, una tappa immancabile.

Chi di voi ricorda l’immagine di quel soldato che nel 1961 saltò il filo spinato al confine tra est e ovest, diventando un traditore per i sovietici e un simbolo di libertà per gli occidentali? Accadde proprio nei pressi di Bernauer Straße. Lui si chiamava Hans Conrad Schumann e la celebre foto fu scattata da Peter Leibing.

La fermata della U-Bhan di Bernauerstrasse era una stazione fantasma nella Berlino divisa. La metro non ci si fermava, proseguiva oltre. Nello spazio occupato dalla striscia della morte oggi cresce l’erba. Sulla destra dei tubi sottili conficcati nel terreno alti quanto il muro delimitano l’area. Il confine tra est e ovest stava più o meno lì.

È di tre giorni fa la notizia dell’apertura al pubblico del tunnel della vicina Brunnenstraße, l’ultima via di fuga per i berlinesi dell’est. Risale al 1970/71. Si può visitare con Berliner Unterwelten. Ci vogliono una decina di minuti per raggiungere il centro visitatori e ciò che resta del muro. C’è anche una torretta di guardia. Io, però, mi fermo prima, a metà percorso. Nel frattempo è scesa la sera e dal cellulare mi guarda il visetto di una bimba allegra che non vede la madre da più di cinque ore. Sta tentando di dirmi qualcosa in una lingua che solo lei conosce. Mi avvio verso la stazione della U-Bahn. È ora di tornare a casa, ma prima mi fermo in libreria. Ormai è una questione di principio.

  1. 9/11/1989: caduta del muro di Berlino; 9/11/1918: Philipp Scheidemann, uomo del Partito Socialista Tedesco proclama la Repubblica. Lo stesso giorno, da un balcone del palazzo reale della città, il militante comunista Karl Liebknecht proclama la “libera Repubblica socialista di Germania”; 9/11/1938: notte dei cristalli. Attacco alle sinagoghe, alle case, ai negozi degli ebrei. Violenza per le strade. E poi la notte tra l’8 e il 9 novembre del 1923, data del Putsch di Monaco ad opera di Hitler.[]

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5 commenti

Katja 01/12/2019 - 7:35 pm

Ma come sono riuscita a perdermi questo tuo mini reportage nei luoghi del muro? In quei giorni ci deve essere stata un bel pò di euforia, non è vero?

Ho visto la foto come le trabnt: ma quanto le adoro? Spero di venderne dal vivo pure io prima o poi 🙂

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Katy Poppins, seduta con in mano una tazza e un libro aperto davanti a lei
Caterina 02/12/2019 - 12:59 pm

Ciao Katja, sì, in effetti in quei giorni c’è stato un po’ di movimento in città. È stato bello esserci 🙂

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Daniele Imperi 11/11/2019 - 11:46 am

Ho visto alcuni resti del muro a Berlino, ma non ho capito se li hanno lasciati in posto o messi altrove.

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Katy Poppins, seduta con in mano una tazza e un libro aperto davanti a lei
Caterina 12/11/2019 - 6:15 pm

Se erano fra questi che trovi nel link https://www.visitberlin.de/de/blog/top-11-orte-um-reste-der-berliner-mauer-zu-sehen sì. Sono rimasti lì dov’erano. Su alcuni resti, più piccoli, non lontani da Potsdamer Platz ho qualche dubbio.

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Daniele Imperi 10/12/2019 - 4:09 pm

Mi ricordo di quelli vicino al Check point Charlie e quelli a Potsdamer Platz.

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