A Palmira, sotto l’arco trionfale della regina Zenobia1, una fanciulla tiene sospesa una ghirlanda sul capo di lady Ester Stanhope (1776-1839). È il 1813 e la profezia di Richard Brothers, “tu sarai incoronata regina del Levante“, sembra essersi avverata.

Di questa donna proveniente da una delle famiglie più influenti d’Inghilterra, la prima europea a viaggiare nel Levante e a raggiungere le rovine dell’antica città carovaniera siriana, ci resterebbero solo le poche testimonianze dei viaggiatori europei che l’hanno incontrata, se il suo medico e fedele collaboratore Charles Lewis Meryon non le avesse dedicato una biografia2 in sei volumi per “difendere la reputazione di una gentildonna perseguitata”.

Vita in Inghilterra

Nata a Chevening Park, nel Kent, il 12 marzo 1776, lady Hester Lucy Stanhope è la prima figlia di Charles Mahon terzo conte di Stanhope (1753-1816) e di lady Hester Pitt (1755-1780). All’età di quattro anni perde la madre. Ha due sorelle, a cui presto si aggiungono i tre fratellastri nati dall’infelice matrimonio del padre con Louisa Grenville (1758-1829).

A differenza dei fratellastri, istruiti privatamente, le tre sorelle sono tenute lontane dalla cultura accademica. Tutti i figli, però, vengono abituati a svolgere lavori manuali e col padre, sempre più assorbito dai suoi interessi scientifici, impegnato in battaglie politiche che lo isolano dagli altri membri della camera dei Lord e votato alla causa giacobina, non hanno un buon rapporto. Lady Hester è l’unica in grado di tenergli testa.

Quando questi le vieta di andare a una festa, lei lo fa di nascosto e senza uno chaperon, decisione inusuale, se non scioccante, per una donna dell’epoca. Nonostante il suo anticonformismo e la sua indipendenza, l’ingresso di Lady Hester in società è un successo.

Ritratto di lady Hester Stanhope (Sir William Beechey, 1816)
Ritratto di Lady Hester Stanhope
(Sir William Beechey, 1816)

È alta, ha occhi chiari e il naso dei Pitt. Non è bella, ma non passa mai inosservata. È loquace, brillante, sicura di sé, fiera del suo sangue aristocratico. Dice quello che pensa e questo non le risparmia i nemici. Sa andare a cavallo come poche altre e spesso gira non accompagnata. Di lei colpiscono soprattutto l’energia e il coraggio fisico e morale. Non ha amiche donne, alle quali preferisce la compagnia degli uomini; nonostante i flirt e i pettegolezzi sul suo conto, non compromette mai seriamente la sua reputazione. La politica è uno dei suoi argomenti di conversazione preferiti.

Nel 1800 lascia Chevening per trasferirsi dalla nonna materna, lady Chatham. Due anni dopo compie il suo primo viaggio all’estero, un Grand Tour in Italia. Tornata a casa nel 1803 è costretta a fare nuovamente le valigie: la nonna è morta e a Burton-Pynsent non c’è più posto per lei.

Si trasferisce dallo zio William Pitt (1759-1806), che vive tra Downing Street, a Londra, e il castello di Walmer, sulla Manica. Pitt è stato eletto Primo Ministro della Gran Bretagna nel 1783 e Primo Ministro del Regno Unito nel gennaio 1801. Dimessosi tre mesi dopo, riprende la carica nel 1804.

Nei pochi anni che trascorrono insieme, forse i più felici per entrambi, Pitt e lady Hester sono l’uno la spalla dell’altra; lei trova nello zio un padre, un alleato e un maestro, con il quale sente di condividere il potere e le responsabilità.

Nel frattempo si innamora. Ha 29 anni. Lui è un noto dongiovanni che le spezza il cuore, un certo Loveson-Gower, più interessato alla connessione con Pitt che a una relazione con lady Hester.

La morte di Pitt, nel 1806, è un duro colpo. Da un giorno all’altro perde l’affetto dello zio e la posizione in società. Lei, però, non è tipo da piangersi addosso. Nasconde il dolore sotto un’apparente durezza e reagisce alla sventura con grande dignità.

Il Parlamento le assegna un vitalizio annuale di 1200 sterline. Affitta una casa a Londra, a Montagu Square, e vive insieme a due dei suoi fratelli minori, Charles e James, ma non ha denaro sufficiente per permettersi una carrozza3.

Smette di uscire, rinuncia alle passeggiate a cavallo e si dedica ai fratelli; sviluppa un forte attaccamento per l’unico amico rimastole vicino dopo la morte di Pitt, sir John Moore (1761-1809), che viene a mancare — insieme al fratello Charles — dopo aver condotto una vittoriosa battaglia contro i francesi in Spagna.

Per distrarsi e riprendersi va in Galles. Qui, mentre studia medicina e svolge attività in campagna, matura l’idea di partire per il viaggio che le cambierà la vita.

Verso il Levante

Impegnata nella preparazione del Grand Tour nel Levante, assume un medico, il ventisettenne Charles Meryon (1783–1877), suo futuro biografo. L’itinerario è vago. Viste le guerre napoleoniche in corso possono viaggiare solo via mare.

Ritratto di Charles Maryon
Mayer, Arminius; Charles Lewis Meryon (1781-1877); Royal College of Physicians, Londra.

Il 18 febbraio 1810, insieme a poche altre persone, si imbarca sulla fregata Jason diretta a Gibilterra. Non tornerà mai più in patria. A Gibilterra frequenta altri europei e conosce Michael Bruce (1787), amico del fratello James, che insieme all’amico Sligo4 continua il Grand Tour iniziato tre anni prima.

I due si separano per poi ritrovarsi a Malta, dove iniziano una relazione5 di tre anni. Michael Bruce è molto più giovane di lady Hester e il padre, Craufurd Bruce, ha altri piani per il figlio. Lei, che non è ingenua, sa che prima o poi dovrà lasciarlo e ne rifiuta persino la proposta di matrimonio, sebbene sposarlo riparerebbe la sua reputazione danneggiata. La relazione, infatti, non è un segreto e in patria genera scandalo.

Il viaggio prosegue in Grecia e in Turchia. Ovunque lady Hester visita consoli e pascià. Fa loro regali come è d’uso nel Levante e viene generosamente ricambiata.

In Turchia si sente a proprio agio e avverte una distanza incolmabile tra lei e il mondo da cui proviene. La sua patria non è l’Inghilterra, bensì l’universo. È inoltre durante questo soggiorno che matura il desiderio di organizzare una spedizione a Palmira.

A Costantinopoli viene ricevuta dall’ambasciatore inglese Stratford Canning e introdotta alle usanze del paese e al cerimoniale di corte. Vede il sultano Mahmud II solo una volta ed è l’unica tra la folla a non portare il velo.

Salpano per l’Egitto, ma non lontano da Rodi un naufragio li costringe a lasciare i loro averi a bordo della feluca che li trasporta e a raggiungere la costa con una scialuppa di salvataggio.

Questo è un momento simbolico nella vita di lady Hester, che avendo perso tutto è costretta a indossare abiti orientali. Nel suo “rinunciare a sé per farsi altro” si spoglia della sua identità femminile e indossa abiti orientali maschili che le garantiscono una libertà illimitata.

Il suo arrivo al Cairo è un evento eccezionale e il pascià Mehmet Ali, viceré d’Egitto e futuro nemico, le riserva tutti gli onori del caso.

In Terra Santa visitano Gerusalemme e altre località della regione, poi si dirigono verso il Monte Libano, in territorio druso6, e soggiornano a Deir el Kamar — il monastero della luna —, ospiti dell’emiro della montagna, Beshir.

In Siria, lady Hester varca la porta della città di Damasco a viso scoperto. Nonostante la sua audacia, la “sytt inglese” è popolare, rispettata e preceduta dalla sua fama.

Nel 1812 si reca dall’emiro Mahnaah per chiedergli protezione in vista del viaggio a Palmira e rimane affascinata dalla vita nel deserto. La spedizione a Palmira del 1813 è un viaggio difficile e pericoloso che si rivela un successo, e tra le rovine dell’antica città siriana lady Hester, moderna Zenobia, viene incoronata regina dai beduini.

Il 1813 è anche l’anno in cui finisce la relazione con Michael Bruce, che viene richiamato in Europa. Incerta sul da farsi, trascorre l’inverno alle pendici del Monte Libano. Tra la fine del 1813 e il 1814 viene colpita dalla peste e da un violento attacco di malaria. Sopravvive per miracolo, ma una volta guarita, oltre a essere provata nel fisico, sembra una persona diversa. Meryon arriva a definire la sua energia spirituale ultraterrena.

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Da viaggiatrice a residente

Dopo il secondo attacco di malaria Meryon le trova una nuova sistemazione: il convento di Mar Elias, sua dimora fino al 1821. Finisce così il periodo nomade e inizia quello da residente in terra straniera. Sono anni caratterizzati dalla solitudine, da pressanti problemi finanziari, dalla salute malconcia, da una sempre maggiore eccentricità, ma anche da grandi atti di generosità e coraggio e da un’influenza politica senza precedenti.

A Mar Elias vive attorniata da servi, molti dei quali inefficienti e inaffidabili; le stanze arredate all’inglese e senza lusso sono disposte intorno a un giardino; accoglie viaggiatori europei, sceicchi, consoli, emiri e pascià; sbriga la corrispondenza, si occupa della casa ed esce a passeggio o a cavallo.  

Al 1815 risale la grandiosa spedizione a Ashkelon, luogo natale di Erode. L’obiettivo è quello di cercare un tesoro che si suppone sia sepolto tra le rovine della città. Dopo giorni di scavi, denaro investito e una statua romana acefala distrutta per mettere a tacere le malelingue che la accusavano di essere lì per il proprio tornaconto, la spedizione si conclude con un’amara delusione: del tesoro nessuna traccia. Nel 1817 Meryon lascia il Levante per l’Europa. Prenderà un’altra laurea in medicina e metterà su famiglia.

Dimora di lady Hester a Djoun, in Libano
La dimora di lady Hester a Djoun

Del 1821 è il trasferimento di lady Hester a Djoun7, nel cuore del Monte Libano, in un monastero inaccessibile e arroccato su una montagna, dove accoglie tutti coloro che bussano alla sua porta in cerca di protezione o di un tetto. Rendersi utile diventa per lei un’ossessione, sebbene sia tormentata dai debiti.

E mentre si rivolge sempre di più al mondo orientale, studiando l’astrologia, le erbe, le scienze occulte e le religioni levantine, si allontana da quello occidentale nel quale non si riconosce più.

Debole e tormentata da una tosse stizzosa che crede asma, ma che in realtà è tubercolosi, taglia nel frattempo i contatti con l’Inghilterra e alla notizia del suicidio del fratello James si chiude in un isolamento volontario. Non varcherà mai più le mura del suo giardino.

Continua però a ospitare rifugiati: prima i drusi, diventando acerrima nemica dell’emiro Beshir, poi i franchi e i cristiani di Sidone, dopo che nel 1827 francesi e inglesi hanno sconfitto la Grande Porta impegnata a sedare le rivolte per l’indipendenza in Grecia.

Si ammala di nuovo. È delirante e per la prima volta in balia dei suoi servi. A salvarla è l’intervento provvidenziale di un possidente del luogo che passando di lì bussa casualmente alla sua porta.

Il dottor Meryon, che ha già tentato di raggiungere la Siria senza successo, si rimette in viaggio nel 1830. Quando arriva a Djoun, la trova immutata nello spirito, ma debole nel corpo e sempre più orientalizzata. Lei, felice di rivederlo, lo intrattiene con interminabili conversazioni accompagnate dalle volute di fumo delle loro pipe, in un flusso di ricordi e aneddoti.

Era, la sua, la lingua di una sirena, usata sempre per sviare l’ascoltatore e condurlo, per via indiretta o attraverso un labirinto di parole, a una conclusione del tutto inaspettata cosicché egli veniva a trovarsi con stupore a un punto a cui non aveva mai pensato prima o che aveva tentato per tutto il tempo di evitare.

Sulle vie del levante – alla ricerca di lady hester stanhope, claudia berton

Nel suo graduale ritirarsi dal mondo comincia ad accogliere i visitatori solo quando fuori è buio, seduta in un angolo della sua stanza, in penombra, forse per non mostrare le rughe e i denti mancanti. Gli anni passano e lei è sempre lucida, attenta e aggiornata sulla scena politica levantina; sa da che parte stare e non esita a scendere in campo se necessario. È una donna d’azione, ha la stoffa del capo e i compromessi non fanno per lei.

Nel 1837 appoggia la violenta ribellione dei drusi contro il loro emiro, che li ha traditi aiutando le armate egiziane a entrare a Deir el Kamar, sul Monte Libano. Lady Hester chiede a Meryon di tornare a Djoun ancora una volta. Il medico arriva in Libano insieme alla famiglia nel 1837 e ci resta per quasi un anno. Stavolta è stato convocato come amico e confidente; è il suo tramite con il mondo.

Lady Hester nella sua dimora

Intanto il parlamento britannico ha annullato il vitalizio di lady Hester, mosso dalle pressanti richieste di un usuraio al quale ella si era rivolta senza ripagare il debito. Quando capisce che le sue lettere alla regina Vittoria e al duca di Wellington non hanno sortito l’effetto sperato, reagisce facendosi murare viva nella sua dimora in segno di protesta.

Meryon non più giovane come un tempo, è stressato, stanco e acciaccato, diviso fra lady Hester e la sua famiglia. Decide di tornare in Europa e questa volta è per sempre. Lei muore in miseria, forse sola, chiusa in un ostinato silenzio fra le mura della sua stanza di Djoun, nel giugno 1839. Ha sessantatré anni.

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Viene trovata che il suo corpo è già in decomposizione e sepolta in giardino. Le sue spoglie, profanate durante la guerra civile, ricompaiono a Beirut alla fine degli anni Ottanta. Restano interrate nel giardino della residenza estiva dell’ambasciatore britannico fino al 2004, quando ridotte in cenere vengono sparse intorno alle rovine della casa di Djoun.

Molti dei viaggiatori europei che la incontrarono rimasero affascinati dalla sua personalità. Chiunque si trovasse ad attraversare il Libano, chiedeva di essere ricevuto dalla “sultana” tanto erano grandi la sua fama e la sua influenza.

Circe dei deserti, sibilla del Libano, regina, profetessa, pazza, visionaria: è stata definita in tanti modi, criticata, mitizzata, dimenticata. Si è ipotizzato perfino che prima di lasciare l’Inghilterra avesse avuto una relazione con suo zio, il ministro William Pitt, e fantasticato su ricchezze che di certo le mancavano.

Non è facile spogliare un personaggio dagli abiti che il tempo, il mito, le storie, le speculazioni gli cuciono addosso. Possiamo però fidarci della preziosa testimonianza lasciata dell’unico uomo che le è rimasto accanto, nel bene e nel male, per quasi tutta la sua intensa vita, il dottor Charles Meryon.

Non è merito mio se ho una mente così fertile e attiva: credo di esserne stata dotata per qualche scopo e non farei il mio dovere se mi comportassi come una larva nel mio passaggio sulla terra, senza fare nessuno sforzo per rendermi utile.

SULLE VIE DEL LEVANTE – ALLA RICERCA DI LADY HESTER STANHOPE, CLAUDIA BERTON

Risorse

Sulle vie del Levante, libro

Per saperne di più sulla vita di lady Hester Stanhope ti consiglio Sulle vie del Levante. Alla ricerca di lady Hester Stanhope di Claudia Berton (Stampa alternativa, 2003), che affascinata da questa figura femminile sfuggente e fuori dalle righe ha cercato di estrapolare la persona dietro il personaggio, reso ancora più vago dal mito e dalle informazioni errate sul suo conto.

È un libro utile non solo per conoscere lady Hester, ma anche per capire la complessità della situazione politica mediorientale nella prima metà del XIX secolo e quanto già allora fossero in moto le forze che hanno portato alla confusa e spesso sanguinosa situazione odierna.

È inoltre la storia di una ricerca appassionata e ringrazio l’autrice per aver raccontato nella postfazione di come sia nato questo libro. Anche io — come lei quando ha incontrato lady Hester — sono alla ricerca di una storia da raccontare, qualcuno a cui dare voce, dei passi da ripercorrere. Sicuramente quelli di un’altra donna. Probabilmente una viaggiatrice.

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  1. Del noto arco trionfale oggi resta ben poco. Nel 2015 è stato quasi completamente distrutto dal gruppo Stato Islamico insieme ad altre strutture dell’antica città siriana patrimonio dell’UNESCO.[]
  2. Charles Lewis Meryon, Memoirs of the Lady Hester Stanhope, as related by herself in conversations with her physician, comprising her opinions and anecdotes of some of the most remarkable persons of her time, 3 volumes, Londres, H. Colburn, 1845; Charles Lewis Meryon, Travels of Lady Hester Stanhope, forming the completion of her memoirs”, London, H. Colburn, 1846.[]
  3. Le donne aristocratiche dell’epoca escono solo in carrozza e accompagnate, mentre le prostitute girano per strada da sole.[]
  4. Howe Peter Browne, secondo marchese di Sligo (1788-1845), amico di Lord Byron[]
  5. Di questa relazione ci sono rimaste le lettere pubblicate da un discendete di Bruce:  The nun of Lebanon. The love affair of lady Hester Stanhope and Michael Bruce, Ian Bruce, London, Collins, 1951[]
  6. I drusi sono gli appartenenti a un gruppo etnoreligioso formato dai seguaci di una religione monoteista di derivazione musulmana sciita.[]
  7. Si scrive anche Joun.[]

Allevatrice di unicorni e dirigente di una multinazionale di idee. Da grande vorrebbe diventare ambasciatrice di sorrisi e indossare solo abiti color turchese.