Non è vero che a tutti i bambini piacciono le fiabe. Io, per esempio, non le trovavo interessanti. I principi e le principesse mi annoiavano, Barbablù mi spaventava e del padre di Hänsel e Gretel non avevo una buona opinione; in fin dei conti per me le fiabe erano più una fonte d’ansia che di piacere.
Le cose, però, sono cambiate. Ora che sono (una bimba) grande, oltre a mangiare volentieri tutte le cose verdi che da piccola ero costretta a ingoiare con la promessa che sarei diventata forte e sana, ho un rito: ovunque vado compro un libro di fiabe. Credo sia un bel modo per conoscere un popolo e immergersi nell’atmosfera di un luogo.
Ho iniziato a Praga l’anno scorso con un libro di fiabe ceche e continuato a Hay-on-Wye con un volumetto di fiabe gallesi pubblicato nel 1929 — S’Nellie’s Welsh Fairy Tales —, scritto da Eleanor Boniface e illustrato da Wynona Garfitt1.
Le fiabe di S’Nellie
In S’Nellie’s Welsh Fairy Tales Boniface ha raccolto le storie che la sua tata Marry, soprannominata S’Nellie, le raccontava da bambina. Utilizzando un inglese un po’ sgrammaticato misto a parole gallesi, l’autrice ha cercato di aderire il più possibile al modo in cui venivano narrate.
Quando ho iniziato a leggerlo credevo si trattasse di una semplice raccolta di fiabe, ma mi sbagliavo. E il titolo del libro ne è una conferma: i racconti al suo interno contengono l’universo di S’Nellie e gli elementi fiabeschi si intrecciano ad aneddoti sulla sua famiglia, alle credenze popolari e ai pregiudizi del mondo di cui è parte, a una salda fede religiosa e a una vena di patriottismo.
Sembra quasi di vederla S’Nellie, seduta davanti al caminetto nelle fredde giornate invernali o sulla riva di un fiume in estate, intenta a nutrire l’immaginazione della piccola Eleanor di personaggi fantastici e luoghi misteriosi. S’Nellie è la protagonista del libro, colei che racconta ed è a sua volta raccontata. Assunta inizialmente come governante di casa diventa poi tata, guida e guardiana di Eleanor, e lascia il lavoro dopo circa 9 anni per convolare a nozze.
A seguire c’è Nain, nonna di S’Nellie, un’agile e vecchia signora che vive col marito in una piccola fattoria chiamata Pant yr Onen: è lei la fucina di storie da cui provengono i racconti di S’Nellie. Compare anche uno zio, uncle Robert, che da fervente difensore della fede calvinista qual è consiglia alla bimba di leggere Rhys Lewis2, proclama con passione “It is coming, coming, a free future for Wales!” ed è in rotta con il fratello — canonico della chiesa gallese anglicana — per divergenza di vedute.
Un avo della tata è il protagonista di Holy Bells, la storia di una fede vacillante rinsaldata sulle montagne di Snowdonia dal suono di una campana che esorta il protagonista a seguire la sua vocazione.
Altre raccolte di fiabe del Galles
Il libro di Boniface mi ha spinta a cercare e a confrontare le storie di S’Nellie — che in totale sono 22 — con quelle di altre raccolte:
- The Welsh Fairy Book, scritto da William Jenkyn Thomas (1870–1959), illustrato dall’artista ungherese Willy Pogany e pubblicato nel 1907;
- Welsh Fairytales and Other Stories, scritto da Peter Henry Emerson e pubblicato nel 1894.
La raccolta di Jenkyn Thomas contiene all’incirca un’ottantina di storie, alcune delle quali presenti anche in quella di Boniface, ma con delle variazioni; la raccolta di Emerson, famoso fotografo e scrittore, raccoglie le fiabe raccontate all’autore durante il suo soggiorno ad Anglesey tra il 1891 e il 1892.
I luoghi delle fiabe di S’Nellie
Quando non posso viaggiare penso ai prossimi posti da visitare e leggo libri a tema. Dato che in alcune storie di S’Nellie ci sono riferimenti a luoghi reali situati nel nord del Paese, mi sono divertita a tracciare una sorta di itinerario di viaggio in Galles.
- Di autrice e illustratrice, purtroppo, non sono riuscita a reperire alcuna informazione.[↩]
- Rhys Lewis è un’opera di Daniel Owen, uno dei più importanti scrittori gallesi del XIX secolo. Il romanzo, pubblicato nel 1885, ha come tema dominante quello della religione all’interno della società gallese nella seconda metà dell’Ottocento e dei rapidi cambiamenti a cui è sottoposta.[↩]
4 commenti
Pensa che io sto rimediando i volumi di fiabe del Club degli Editori, belle edizioni in similpelle con illustrazioni e segnalibro sulle fiabe da tutto il mondo. Ne ho per ora 36 volumi, e di sicuro ce ne sono altri 4 da trovare.
Bello il rito di comprare le fiabe del luogo, ci avevo pensato in Norvegia anni fa.
36 volumi? wow! In quali anni sono stati stampati? Io vorrei leggere Fiabe Italiane a cura di Calvino, però mi piacerebbe recuperarlo in versione “vintage” (ne avevo visto una bella copia su abebooks). Quanto al prendere un libro di fiabe in ogni luogo che visiti, puoi sempre iniziare dal prossimo viaggio 😉
Non ricordo le date, ma il Club degli Editori ripubblica libri già editi. C’è anche quello delle Fiabe italiane di Calvino.
Sul prendere le fiabe del posto, intendi in lingua originale? 🙂
A Praga ne ho trovato uno in lingua inglese e ho preso quello. Però se non ne trovassi in lingua inglese, li acquisterei in lingua originale per onorare la tradizione (e come ricordo del viaggio). 🙂