Yusuf di Kuyucak è un classico della letteratura turca contemporanea, che mi ha portata a Edremit, una piccola città di provincia dell’Anatolia, vicina al mare Egeo. L’autore, Sabahattin Ali (1907-1948) lo ha scritto molto tempo fa acora oggi viene letto volentieri da ragazzi e ragazze.
Yusuf è l’epico protagonista di questo romanzo ambientato in una Turchia rurale alle soglie della Prima Guerra Mondiale. Originario di Kuyucak — un villaggio nella provincia di Isparta, noto per i suoi campi di lavanda — e rimasto orfano a nove anni, viene adottato dal sottoprefetto incaricato di indagare sull’uccisione dei suoi genitori da parte di alcuni banditi. Inizia così la nuova vita di Yusuf a Edremit 1, nella famiglia di un uomo per il quale nutre affetto, stima e riconoscenza e alla cui figlia, Muazzez, più piccola di lui, si lega fin da subito.
Taciturno e riservato, Yusuf si sente solo e fatica a integrarsi nel nuovo contesto, dominato da rapporti di potere che regolano e influenzano la vita delle persone. I sentimenti per la sorellastra e la volontà di difenderne l’onore lo porteranno a ribellarsi, entrando in conflitto con il rampollo di una famiglia piena di soldi e vizi, desideroso di sposare la giovane e ingenua Muazzez.
È una storia semplice, di bianchi e neri, buoni e cattivi, vittime e carnefici, oppressi e oppressori. Non c’è possibilità di redenzione né modo di sfuggire a una tragedia annunciata. La vita di provincia ritratta da Sabahattin Ali è caratterizzata dalla contrapposizione fra persone ricche e corrotte e coloro che stanno più in basso nella scala sociale, un mondo dalle fondamenta marce, fatto di corruzione, degrado e ignavia.
Yusuf è davvero un eroe? A quale prezzo paga la sua ribellione? L’autore punta il dito contro l’empietà e l’ingiustizia delle classi dirigenti, dando severi giudizi etico-morali. Il suo può essere considerato, come spiega la nota introduttiva, “uno dei primi tentativi di critica di classe, seppur molto velata ai quadri burocratici che hanno guidato la modernizzazione, prima ottomana e poi repubblicana.”.
Sabhattin Ali, giornalista, scrittore, poeta e insegnante, comunista convinto, più volte finito in prigione per le sue idee politiche, morì a 39 anni vicino al confine con la Bulgaria, mentre cercava di fuggire in Europa, ucciso, pare, da agenti della sicurezza turca.
Note a margine
Inizialmente Yusuf appare troppo sfuggente e remoto per riuscire a empatizzare con lui. Mi ci sono volute 109 pagine e una notte di pioggia sulle sponde del torrente Büyükakçay per entrare nel suo cuore e vedere un personaggio tormentato, insicuro e senza radici, che pagina dopo pagina si apre a una lettura più profonda e che solo grazie al suo rapporto con Muazzez sembra iniziare a vivere veramente. Perché il protagonista è sì Yusuf, ma Muazzez è il perno attorno al quale gira la storia.
La conclusione lascia l’amaro in bocca, pur non essendo inaspettata. Un crescendo di eventi preannuncia il peggio. L’autore sembra ammettere che non c’è davvero possibilità di cambiare certe dinamiche sociali e che la scelta tra conviverci o no comporta sempre grosse rinunce.
Penso al parallelo tra Yusuf e il suo patrigno. Il primo si ribella, ma perde perché perde Muazzez, che è tutto per lui. Il secondo accetta i rapporti di potere e conduce una vita senza infamia e senza lode, sentendo di non aver mai vissuto veramente e provando un gran senso di solitudine. Forse il suo atto più audace è quello di adottare un orfano, che alla moglie, dipinta da Ali nel peggior modo possibile, non starà mai simpatico.
Yusuf di Kuyucak è stato pubblicato dalla Casa Editrice Altano e tradotto da Fulvio Bertuccelli e Tina Maraucci, la cui nota introduttiva è molto utile per contestualizzare il romanzo e capirne la portata. Sempre della stessa casa editrice, specializzata in letteratura turca, lessi tempo fa La casa di Leyla, di cui poi alla fine (ahimè) qui sul blog non ho scritto nulla, ma che mi è piaciuto e ti consiglio.
- Nella provincia di Balıkesir.[↩]