La voce affascinante di una scrittrice cinese che ha raccontato la sua vita nel Sahara occidentale e la fine della colonizzazione spagnola nella regione.

Il 26 marzo 2019, a 76 anni dalla nascita, Google l’ha ricordata con un doodle. Lo stesso anno il New York Times le ha dedicato un necrologio nella sezione Overlooked, la casa editrice Bloomsbury ha pubblicato Stories of the Sahara, tradotto da Mike Fu, e La Nave di Teseo la prima traduzione italiana a cura di Raffaella Patriarca. Con i suoi racconti del deserto e uno stile di vita fuori dagli schemi, Chen Mao-ping, in arte Sanmao (Echo per gli amici), ha ispirato generazioni di donne asiatiche, incarnandone sogni e desideri.

La scrittrice, il cui pseudonimo si rifaceva all’orfano vagabondo San Mao, protagonista di una nota serie di fumetti cinese, nacque a Chongqing nel 1943 e crebbe a Taiwan. Negli anni ‘60 studiò in Germania (imparò il tedesco al Goethe Institut di Berlino), Usa e Spagna dove incontrò quello che poi sarebbe diventato suo marito, José María Quero y Ruíz. Viaggiò molto e pubblicò il primo libro a 19 anni, ma la fama arrivò solo nel 1976 con Diario del Sahara.

A metà strada tra un memoir e un diario di viaggio, l’opera raccoglieva i racconti usciti inizialmente sul quotidiano taiwanese United Daily News. Dopo la morte di José nel 1979, Sanmao visitò il Sudamerica e nel 1981 si stabilì a Taiwan, dove rimase fino al 1991, anno della sua scomparsa. In patria la scrittrice è stata una vera e propria celebrità ed è ancora amata e ricordata. Nei dieci anni in cui visse a Taiwan fu inarrestabile: insegnò scrittura, partecipò a eventi, pubblicò libri, scrisse testi di canzoni e la sceneggiatura di un film, Polvere rossa.

Ma come ci finì Sanmao nel deserto africano? L’idea, suggerita da un servizio del National Geographic, si concretizzò nel 1974, quando lei e José andarono a vivere El Aaiún, nell’odierno Sahara occidentale, che all’epoca era una colonia spagnola (e lo sarebbe rimasta ancora per poco, fino al 1975, quando la Spagna lasciò il Paese).

Dentro di me, il deserto del Sahara era da tempo l’amante dei miei sogni. Mi guardai intorno, la sconfinata distesa di sabbia battuta dal vento, il cielo soprastante, il paesaggio calmo e maestoso. Era il crepuscolo. Il sole del tramonto inondava il deserto di rosso sangue di una bellezza malinconica. Faceva freddo come all’inizio dell’inverno. Mi ero aspettata un sole cocente, invece avevo trovato una striscia di poetica desolazione.

Un granello di sabbia caduto dal cielo

I racconti di Sanmao sono un affascinante amalgama di verità e finzione dai toni vivaci e dal saliscendi emozionale assicurato. L’autrice restituisce di sé l’immagine di una donna indipendente e sicura, in grado di meravigliarsi per ogni cosa, amante dell’avventura e a suo agio nella vita domestica, empatica, ingegnosa, socievole, energica, ottimista e divertente, ma anche malinconica, afflitta da un costante senso di isolamento, a volte frustrata dalle difficoltà della vita nel deserto, autocelebrativa e giudicante nei confronti di alcuni Sahrawi.

Nonostante i limiti del personaggio, la sua voce incanta e stabilisce con chi legge una connessione intima, grazie allo stile semplice e diretto. Non mancano inoltre i riferimenti alla cultura pop del tempo e alla letteratura cinese, di cui lei, vorace lettrice, era una grande conoscitrice. Rattrista leggere Un granello di sabbia caduto dal cielo sapendo come è finita la vita di Sanmao e ancor prima quella di José. Online ci sono diversi articoli a lei dedicati, ma quasi niente in italiano. Ti segnalo Sanmao’s Footprints: Remembering the Writer on Her 77th Birthday su Words without borders, perché è scritto dalla nipote della scrittrice, Jessica Chen.

Un granello di sabbia caduto dal cielo (La nave di Teseo, traduzione di Raffaella Patriarca, 2019, pagine 437) è il libro per te se vuoi scoprire una scrittrice cinese poco nota in Italia, se sei alla ricerca di una lettura piacevole e di una voce affascinante, se vuoi leggere la testimonianza di una donna che ha raccontato la sua esperienza nel Sahara occidentale mentre ci viveva e ha visto la fine della colonizzazione spagnola nel Paese.

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Il testo che hai appena letto è comparso per la prima volta in un’edizione autunnale della mia vecchia newsletter. A proposito di Sahara ti consiglio anche l’articolo dedicato alle viaggiatrici che hanno esplorato il grande deserto africano tra ‘800 e ‘900.

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