Se dico Patagonia cosa ti viene in mente? Bruce Chatwin? Bene. No, non sto per parlarti di un must della letteratura di viaggio da leggere. Sarebbe troppo semplice. Ti faccio un’altra domanda: cosa ha in comune Chatwin con un libro sulla bibliofilia? Molto, visto che l’idea per il libro in questione è nata durante una vacanza nella Terra del Fuoco e la vita avventurosa di Chatwin ha offerto all’autore un interessante spunto di riflessione:
Le passioni vere della vita nascono sempre nell’adolescenza; quando si va a frugare nelle biografie di uno di quei fortunati che è riuscito a far coincidere la vita con la sua passione, si scopre quasi sempre che la sua vocazione era presente fin dall’inizio, più che decifrabile. In Patagonia riesce solo a chi è nato con il DNA del viaggiatore-esploratore.
Lo scaffale infinito. Storie di uomini pazzi per i libri – Andrea Kerbaker
Storie di uomini pazzi per i libri
Lo scaffale infinito. Storie di uomini pazzi per i libri, pubblicato da Ponte alle Grazie nel 2013, è la risposta di Andrea Kerbaker a questa riflessione; il racconto di un viaggio alla scoperta di uomini e donne che con la loro passione per i libri hanno, come disse Marguerite Yourcenar, costruito “granai pubblici”, “riserve contro l’inverno dello spirito”. Professore, scrittore e collaboratore del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore, Kerbaker colleziona libri da quando aveva 15 anni; ne ha circa 20.000.
Gli “staffettisti”
Iniziando con Petrarca e concludendo con Umberto Eco, Kerbaker illustra personaggi come Thomas Bodley, Hernando Colon, Samuel Pepys, Andrew Carnegie, i Maudits, Borges, e li chiama “staffettisti”. Perché staffettisti? Perché questo viaggio, che ha portato l’autore in giro per il mondo nei luoghi delle storie raccontate, si presenta come una staffetta “con i diversi collezionisti che si passano il testimone, nel tempo, in modo che la causa del libro sia sempre difesa”.
Tra le donne troviamo solo Madame de Pompadour e Caterina II di Russia, perché “fino al Settecento non sono esistite donne primarie collezioniste, né di libri, né di altro“. La prima, nata a Parigi nel 1721, aveva una biblioteca di 3500 volumi che alla sua morte, nel 1764, andò all’asta; ad accompagnare quei libri al loro non proprio fortunato destino c’era un catalogo molto preciso, le cui copie sono oggi difficili da trovare, ma di grande aiuto per capire quali erano i generi preferiti di Madame de Pompadour.
La zarina, invece, accumulava libri attraverso l’acquisizione di intere collezioni. Aveva iniziato con quella di Diderot. Al letterato, afflitto da problemi economici, offrì la possibilità di continuare a usufruirne fino alla morte e ricevere un vitalizio in cambio dell’aggiornamento dei libri. Una parte consistente dei circa 7.000 volumi raccolti da Caterina II era dedicata ai filosofi di quel periodo, in particolare a Voltaire.
Il testimone di questa staffetta non segue “percorsi consolidati”, specie quando dietro alle biblioteche più che una passione genuina per i libri e il desiderio di condividerli c’è la mano del potere guidata da ragioni di prestigio. E a volte, lungo il percorso, si ferma: si ferma durante gli incendi di Londra (1666), Parigi (1794) e Mosca (1812) e si ferma durante il nazismo, con i roghi dei libri.
Lo scaffale infinito. Storie di uomini pazzi per i libri è scorrevole, a tratti divertente e adatto a chi, come me, soffre di librite; l’autore illustra personaggi e fatti storici alternando informazioni, aneddoti e passaggi in cui racconta qualcosa di sé per introdurre o arricchire le storie trattate. Alla fine del libro c’è anche una bibliografia dedicata ai più curiosi.
Una riflessione a margine
Parlando di Bruce Chatwin (1940-1989) e del suo leggere le storie dei grandi esploratori già da adolescente, Kerbaker mi ha fatto riflettere su una cosa a cui penso spesso anch’io, che esula dall’argomento del libro per entrare in un reame diverso:
Le passioni vere della vita nascono sempre nell’adolescenza.
Lo scaffale infinito. Storie di uomini pazzi per i libri – Andrea Kerbaker
Credo sia vero. Io, per esempio, so che la me del presente stava rannicchiata nell’idea adolescenziale di diventare archeologa. Dietro a quell’idea non c’era la vocazione all’archeologia, quanto il desiderio di ciò che associo a questa professione: viaggi, scoperte, studio.
E tu invece? Raccontami le tue passioni. Quali sono? Quando le hai scoperte? Coincidono con il tuo lavoro?
6 commenti
Anche io volevo fare l’archeologo! Be’, insieme ad altre professioni, come lo speleologo, l’astronauta, il pilota militare, ecc.
A me invece non piacciono i traslochi (sono stanziale), ma adoro il passato e scoprire ciò che resta nel mistero. Le mie passioni non hanno mai coinciso con i vari lavori che ho provato a fare.
PS: anche usando la gmail non m’è arrivata la newsletter…
Se il tuo blog ce l’ha con me, basta dirlo 😀
Anche io adoro il passato. Se un giorno qualcuno inventerà una macchina del tempo, mi offrirò per testarla (sapevatelo). Sono quella che in casa si diverte a fare ricerche genealogiche e si è autonominata archivista del patrimonio di fotografie + documenti + scritti vari dei miei nonni e bisnonni (anche a distanza).
Oltre all’archeologa, in tempi più “recenti” ho sognato spesso di fare la bibliotecaria o l’archivista. Poi ho capito che questi lavori non fanno per me. Ancora una volta dietro c’è il desiderio di ciò che rappresentano nella mia testa. Mi vedo in qualcosa di più “nomade” e legato alla scrittura. Per ora, comunque, non vivo della mia passione, e finora ho quasi sempre fatto lavori che non c’entrano con quello che mi piace fare. E quando ho fatto qualcosa che rientrava in quello che mi piace non guadagnavo abbastanza. Sad but true.
Se il mio blog ce l’ha con te non lo so (aspetta che glielo chiedo), io no di certo. Grazie per non aver desistito fin dai primi “problemi tecnici”. 🙂
Per lavorare come bibliotecario e archivista ci vuole una laurea, che io non ho.
Però mi piacerebbe aprire una libreria o lavorarci.
Stessa esperienza quando ho fatto lavori che mi piacevano. Ora vorrei diventare agricoltore, e non sto scherzando 🙂
Eh, anche aprire una libreria faceva parte delle mie aspirazioni (o lavorare nell’editoria, cosa che per un po’ ho fatto, o almeno ci ho provato). Per quanto riguarda lavorare in biblioteche e archivi, non ho mai avuto né la voglia né la determinazione di affrontare questo percorso in Italia. E comunque ho solo la triennale, quindi poche possibilità credo. Ci ho provato in Inghilterra, però, perché lì non sono richiesti concorsi. Buco nell’acqua.
Quella di diventare agricoltore è una bellissima idea, forse la più bella. E visto che ti piace la natura, perché no? Sei già sulla strada? 🙂
No, quale strada? 😀
Prima devo riuscire a vivere in campagna e poi, suppongo, ci vorranno soldi da investire…
Bene, allora faccio il tifo per te.
Sai cosa ho fatto tempo fa? Non avendo né orto, né campagna, né giardino, mi sono comprata un libro che si intitola “Biobalcone”… L’intenzione di sviluppare un po’ di pollice verde ce l’ho messa, solo quella per ora. 🙂