Dopo il tè con Virginia Woolf e quello con le sorelle Brontë, non potevo non prenderne uno anche con Jane Austen. L’occasione si è presentata inaspettatamente a marzo, quando ho saputo che durante il nostro soggiorno in Inghilterra ci saremmo fermati a Bath per rivedere un amico di lunga data.
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Tanti anni fa ricevetti in regalo una copia di Cime tempestose. Era il tempo dei musi lunghi, della solitudine, delle farfalle allo stomaco, del rifiuto di indossare occhiali da vista, delle ore spese a fissare soffitti immaginando storie emozionanti di cui ero l’indiscussa eroina.

Prima di trasferirmi a Berlino ho trascorso due anni a Brighton. In nessun altro posto mi sono sentita tanto a casa come in questa cittadina dell’East Sussex. È piccola e accogliente, e invita a sviluppare “abitudini” (quelle belle, che ti fanno affezionare a una città invece di spingerti a scappare).

Ho preso, con il tempo, due abitudini: visitare cimiteri e partecipare a spassose ghost walks. Una volta a Edimburgo sono riuscita a fare entrambe le cose nella stessa serata. Vuoi sapere com’è andata a finire?

Eccomi davanti all’ingresso di Monk’s House in un incerto venerdì pomeriggio di metà ottobre. Il sole sembra essere dalla mia parte, ma non c’è da fidarsi. Nelle prossime ore soccomberà ai capricci del vento.

Bevo tè e penso a Shrewsbury. Questa cittadina dello Shropshire, contea inglese al confine con il Galles, oltre a essere la quintessenza dell’inglesitudine, è legata a due famosi Charles: il naturalista Darwin e lo scrittore Dickens.