Hikari No Ryōbun. Il dominio della luce (Safarà Editore) è un romanzo del 1979, originariamente publicato a puntate sulla rivista letteraria Gunzō1. L’autrice, Tsushima Yūko (1947-2016), è fra le più importanti della sua generazione. Nonostante abbia ricevuto diversi premi e sia apprezzata anche all’estero, è ancora poco conosciuta fuori dal Giappone.
La protagonista è una donna di cui conosciamo solo il cognome, quello del marito2 che l’ha abbandonata. Spinta ai margini della società si ritrova a navigare incerta l’inaspettata condizione di madre single.
Un anno nella vita di una donna
La storia, narrata in prima persona, si apre con la descrizione di un appartamento al terzo piano di un edificio, le cui stanze sono inondate di luce a qualsiasi ora del giorno. È qui che, a ridosso della fioritura dei ciliegi, la protagonista inizia un nuovo capitolo della sua vita insieme alla figlia di due anni.
I dodici capitoli del romanzo raccontano episodi ordinari, scene di vita urbana e domestica — un tubo rotto, la visita a un parco, il compleanno della bambina, un problema con i vicini e così via — che ci fanno scivolare nella testa della donna permettendoci di conoscerne i pensieri, a volte inconfessabili, le contraddizioni, i desideri, i ricordi: tutto di lei ci viene rivelato, persino il mondo onirico.
L’iniziale illusione di poter gestire tutto al meglio, però, cede presto il passo alla fatica. Dietro una quotidianità apparentemente tranquilla c’è una persona sola, ferita e schiacciata dal ruolo di madre. La vediamo vacillare, cercare appigli temporanei nell’alcol o nel sesso, perdere il controllo. Fingere che tutto vada bene diventa presto impossibile.
Il luminoso regno di falsa calma creato da Tsushima Yūko è spaesante e suscita un senso di crescente apprensione, dovuta anche alle morti che come presagi ruotano intorno alla protagonista. Tuttavia, verso la fine del libro la tensione sembra allentarsi, come se a distanza di un anno il ritorno imminente della primavera, stagione carica di promesse, portasse con sé i frutti di un lungo peregrinare.
Luce e buio
La luce (e il suo rapporto con l’oscurità) ha un ruolo centrale nel romanzo: espone, mette a nudo. È in quell’appartamento tanto illuminato che la protagonista inizia l’inevitabile discesa nell’ombra. Il suo rapporto con la luce è ambivalente. Può essere qualcosa che l’attrae:
Eppure, a mano a mano che andavo a vedere ciascuno di quei piccoli alloggi bui, l’immagine di mio marito si allontanava dal mio campo visivo, e nell’oscurità delle stanze cominciavo ad avvertire la presenza di una luce brillante, simile agli occhi di qualche animale. C’era qualcosa che mi fissava a sua volta. Ne avevo paura ma desideravo avvicinarmi.
Hikari No Ryōbun. Il dominio della luce, Tsushima Yūko
Qualcosa da temere:
Nell’ombra scura che si stendeva alle mie spalle brillava una luce e l’avvertivo come un peso, qualcosa che mi seguiva da vicino. Una luce piccola ma bruciante.
Hikari No Ryōbun. Il dominio della luce, Tsushima Yūko
Oppure l’elemento di un nuovo territorio da scoprire: l’appartamento disabitato al secondo piano, che di notte diventa il suo nascondiglio segreto. Un posto illuminato soltanto dalle luci provenienti dalla strada; una tana vuota, nella cui semioscurità leccarsi le ferite, iniziando così un lento processo di guarigione.
Una volta seduta fra le pareti di casa, di nuovo mi tornava in mente la luce morbida che riempiva la camera vuota al secondo piano, e l’affetto che provavo per quel posto diventava sempre più forte.
Hikari No Ryōbun. Il dominio della luce, Tsushima Yūko
Risorse
Le madri costrette a provvedere da sole alla cura e al mantenimento della prole appaiono spesso nelle opere di Tsushima Yūko. Lei stessa sperimentò questa condizione. La vita quotidiana delle donne e il loro mondo interiore fornirono all’autrice una lente da cui osservare la società giapponese dell’epoca e la possibilità di affrontare temi trascurati o considerati tabù.
Cos’è cambiato da allora in Giappone? Prendiamo due argomenti toccati nel romanzo: il cognome dopo il matrimonio e il divorzio. Sul primo leggi La protesta delle giapponesi costrette a portare cognome del marito (Elle); riguardo al secondo è notizia recente dell’Ok definitivo all’affidamento congiunto dopo il divorzio (LaSvolta). Per una panoramica sulla parità di genere in Giappone ti consiglio Womenomics e la lunga strada per la parità di genere in Giappone (LoSpiegone).
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Ora non mi resta che leggere Il figlio della fortuna, ripubblicato da Safarà nel 20213. Spero verranno tradotte altre opere di questa autrice, in particolare Woman running in the mountains (qui un’edizione in inglese). Incrociamo le dita?
- Fondata nel 1946.[↩]
- Il caso vuole sia anche il nome della sua padrona di casa.[↩]
- Già pubblicato dalla casa editrice Giunti nel 1998.[↩]