Tanti anni fa ricevetti in regalo una copia di Cime tempestose. Era il tempo dei musi lunghi, della solitudine, delle farfalle allo stomaco, del rifiuto di indossare occhiali da vista, delle ore spese a fissare soffitti immaginando storie emozionanti di cui ero l’indiscussa eroina.

Quando Emily Brontë irruppe nella mia vita, quelle storie furono spazzate via d’un colpo dalle impetuose raffiche di vento sulla brughiera. Non reggevano il confronto con l’amore distruttivo, ossessivo, viscerale e disperato di Heathcliff per Catherine1.

Haworth, Main Street

Come aveva potuto immaginare un sentimento così travolgente l’introversa figlia nubile di un curato, morta a trent’anni dopo aver trascorso gran parte della sua vita in un isolato villaggio dello Yorkshire? Credo se lo siano chiesto in molti.

Sono stata a Haworth due mesi fa, ma a differenza della volta in cui presi il tè con Virginia Woolf, in una Serena mattinata ottobrina, non ero sola. A farmi compagnia c’erano Piccola Poppins, suo padre e suo zio.

Haworth tra passato e presente

Haworth è un paese del West Yorkshire ai piedi dei monti Pennini, che più che monti sembrano colline. È circondato dalla brughiera, ha circa 6.000 abitanti e il suo aspetto ottocentesco è rimasto quasi inalterato2

La Haworth dove crebbero le sorelle Brontë era affollata e inquinata, un luogo dove le condizioni igieniche erano pessime, il 41% dei bambini non raggiungeva l’età scolare e si viveva mediamente fino ai 24 anni3.

Scarlattina, morbillo, vaiolo e pertosse erano le principali cause di morte fra i bambini. Ci si ammalava facilmente anche di tubercolosi, tifo e dissenteria bevendo acqua contaminata dagli scarichi a cielo aperto e vivendo in case molto umide4.

La famiglia Brontë ci si trasferì nel 1820, quando Haworth stava già compiendo il passaggio da un’economia rurale a una industriale. Era l’anno in cui l’ammiraglio ed esploratore Mikhail Petrovich Lazarev avvistò per la prima volta l’Antartide.

Patrick Brontë (1777-1861) era stato nominato curato perpetuo di Haworth, Stanbury e Oxenhope, che appartenevano alla parrocchia di Bradford. Lui e la moglie Maria Branwell (1783-1821) avevano appena avuto Anne, ultima di sei figli tutti nati altrove: Maria, Elizabeth, Charlotte, Branwell ed Emily5.

Occuparono la casa canonica in Church Lane6 [N.d.B. oggi Church Street], un edificio in stile georgiano costruito nel 1778-79 ai margini del villaggio. Il lati esposti a est e a sud si affacciavano sul cimitero parrocchiale, quello esposto a ovest sulla brughiera.

Acquisita nel 1928 dalla Brontë Society, oggi ospita il Brontë Parsonage Museum e la sua biblioteca. La collezione include libri, manoscritti, lettere, dipinti, disegni, mobilio e oggetti personali dei Brontë e di coloro che gravitavano intorno ai membri della famiglia.

Un tè a casa Brontë

E così mi ritrovo da sola nel giardino davanti all’ingresso. I miei accompagnatori hanno deciso di aspettarmi fuori. Faranno un giro per il paese, berranno un caffè da qualche parte e cercheranno di intrattenere Piccola Poppins.

Osservo la facciata cercando di memorizzare ogni particolare. Annuso l’aria e i fiori, soppeso la quiete e il silenzio. Quante volte ho immaginato questo momento. Mi ci sono voluti vent’anni per venire qui, nemmeno fosse all’altro capo del mondo.

Sul muretto che divide il giardino dal cimitero c’è scritto: “This was the site of the gate leading to the church used by the Brontë family and through which they were carried to their final resting place in the church”. Mi siedo su una panchina e vedo un piccolo corteo funebre uscire dalla porta, venire verso di me, entrare nel cimitero e camminare fra le tombe sotto una fitta pioggerellina autunnale per dirigersi verso la chiesa e dare l’estremo saluto a Emily. O a Maria, o a Elizabeth, o a Branwell.

Non credevo che il primo pensiero arrivata qui sarebbe stato tanto cupo. Lo prendo come il segnale che è ora di avvicinarmi all’ingresso. Il mio corpo, però, si fa d’un tratto pesante e maldestro. Succede sempre quando mi trovo in un posto a lungo sognato o in situazioni in cui dovrei fingere di non averlo.

Salgo le scale sperando di non inciampare, sospingo la porta con un gesto solenne, entro e saluto educatamente Anne e Charlotte, mentre mi tolgo lo scialle per metterlo in borsa. Emily è in cucina, mi dicono. Sta preparando il tè.

Vivresti, tu, quando la tua anima è nella tomba? (Cime tempestose) Condividi il Tweet

Sono dodici le stanze da visitare. Il piano terra ne ha quattro divise da un corridoio centrale, alla fine del quale c’è la scalinata che porta al piano superiore.

Il reverendo Patrick Brontë è seduto nel suo studio, accanto al caminetto. Vicino a me c’è una bambina impegnata in una sorta di “caccia all’oggetto” insieme a sua madre.

Per i più piccoli sono state ideate attività divertenti ed educative, così da rendere il museo un posto adatto anche a famiglie con bambini e scolaresche.

Mi affaccio nella seconda stanza: una sala da pranzo con un grande tavolo al centro, decorata per metà con una carta da parati a fiori rossi. Originariamente era più stretta, ma nel 1850 Charlotte la ingrandì restringendo il corridoio.

Lo sguardo si sposta da un oggetto all’altro. Darei volentieri un’occhiata ravvicinata ai libri sulle mensole ai lati del caminetto. Si pensa che Emily, ormai troppo debole per salire le scale negli ultimi giorni della sua vita, sia morta sul divano nero addossato alla parete destra.

Quindi voi mi state dicendo che Cime tempestose, il libro che ha irrimediabilmente segnato la mia adolescenza, è nato qui dentro? Che ogni sera, quando tutti se ne andavano a letto, vi chiudevate in questa stanza per discutere dei vostri romanzi e scambiarvi opinioni camminando intorno al tavolo?

Lì nacquero anche Jane Eyre e La signora di Wildfell Hall7. Cosa ne sarebbe stato di Cime tempestose se Charlotte non avesse messo il naso nelle cose di Emily e scoperto le sue poesie?

Emily andò su tutte le furie ovviamente, ma Anne riuscì a farla ragionare. Il fiuto e l’intraprendenza di Charlotte decretarono la fama letteraria delle tre sorelle, anche se lei fu l’unica a goderne quando era ancora in vita. Dopo la morte di Anne e Emily, continuò a camminare intorno a quel tavolo da sola.

Charlotte convinse le sorelle a pubblicare una raccolta di poesie usando degli pseudonimi maschili: Currer, Ellis e Acton Bell. Il libro uscì nel 1846 e vendette solo due copie. I lettori preferivano i romanzi.

Così l’anno successivo videro la luce Agnes Grey (di Anne), Wuthering heights (di Emily) e Jane Eyre (di Charlotte). Jane Eyre ebbe un successo immediato. Il secondo libro di Anne, The Tenant of Wildfell Hall, fu pubblicato nel 1848.

Il pavimento scricchiola sotto le scarpe. Ci muoviamo tutti in silenzio tra le stanze e il corridoio, come se temessimo di disturbare qualcuno. È difficile credere che in una casa così accogliente e luminosa la morte fosse letteralmente acquattata dietro l’angolo. Nell’arco di trent’anni si prese tutti i membri della famiglia Brontë tranne uno: il padre. Per lui tornò tardi, lasciandogli il triste compito di seppellire moglie e figli8.

Il tè è pronto, mi informa Anne. Grazie, lo prenderò in cucina. Ho un debole per le cucine. La cucina è calore e intimità, un cuore che pulsa. A casa Brontë era il luogo dove i bambini si riunivano nelle fredde serate invernali ad ascoltare le storie della fedelissima cuoca e governante Tabitha Aykroyd, detta Tabby. Anche questa stanza subì dei rimaneggiamenti.

Nel 1842, alla morte della zia materna Elizabeth Branwell, che per anni si era presa cura dei nipoti dopo la prematura scomparsa della loro madre, Emily si assunse tutti i compiti domestici.

Riuscite a immaginarla fare il pane mentre legge in tedesco e scrive poesie? Eccola, la vedo. È in piedi di fronte al tavolo e sta aggiungendo acqua alla farina. Alza lo sguardo, accenna un sorriso, mi porge il tè e si rimette al lavoro. Ciao Emily.

La luce calda del primo pomeriggio entra dalla finestra sulle scale e si posa sull’alto orologio a pendolo in legno di mogano posto in una nicchia del pianerottolo. Mentre salgo al piano superiore mi fermo a guardarlo.

È stato realizzato dall’orologiaio di Haworth, Mr Barraclough, ma non è l’originale. Quello che Patrick Brontë, ogni sera, alle nove, ricaricava per il giorno seguente prima di andare a letto, è stato venduto dopo la sua morte9.

Sulla parete opposta c’è una riproduzione del ritratto che Branwell fece ad Anne, Charlotte ed Emily nel 1834. L’originale è esposto alla National Portrait Gallery di Londra10.

Ripenso alla foto di tre donne in abiti ottocenteschi che girava in rete tempo fa. È poco probabile che fossero le sorelle Brontë, delle quali abbiamo solo qualche ritratto.

E che Branwell sia stato un artista competente o meno, basta osservare questo dipinto per capire che le donne in quella foto non somigliano affatto alle giovani donne ritratte nel quadro.

Al piano superiore ci sono le camere e lo studio di Branwell con tutti i suoi disegni.

Prima dell’ampliamento era l’ultima stanza della casa, oggi ci passa attraverso per continuare la visita al museo.

Charlotte e Anne mi mostrano il “children’s study”, lo studio dei bambini, come lo chiamavano le domestiche. Lì giocavano, scrivendo e illustrando storie, abitando mondi immaginari.

Successivamente diventò la camera di Emily. Era più grande di come appare oggi, ma nel 1850 Charlotte ne ridusse le dimensioni per ingrandire quella accanto, la Charlotte’s Room.

Il pensiero di quei bambini, e più tardi adolescenti impegnati a creare la saga di Gondal e le storie di Angria, che non hanno molti contatti con l’esterno e forse più nemmeno tanta fiducia nel futuro, che si aggrappano ai loro mondi immaginari e al calore che riescono a farsi l’un con l’altro, che si nutrono delle storie di Tabby e di quelle dei libri su cui riescono a mettere le mani, che scrivono e disegnano con una fantasia illimitata e adorano le passeggiate nella brughiera, è dolce e amaro al tempo stesso.

Charlotte mi mostra la sua stanza. È quella dove si trasferì insieme al marito dopo il matrimonio e in cui morì nel 1855. Non è ammobiliata, ci sono solo vetrine con i suoi oggetti e i suoi disegni. In una di queste è esposto l’abito usato il giorno della partenza per il suo viaggio di nozze.

Ringrazio Anne e Charlotte e proseguo da sola. Anche stavolta il tè era ottimo. Entro in quello che fu lo studio del povero Branwell: unico figlio maschio nel quale tutti avevano riposto le proprie speranze e a cui pure i talenti non mancavano, ma che non riuscì a vivere all’altezza di quelle aspettative finendo in una spirale di alcol e oppiacei che unita alla tubercolosi non gli lasciò scampo.

Termino la visita delle sale successive, sospiro di fronte alle prime edizioni dei romanzi delle sorelle Brontë e vado verso il bookshop. Acquisto due oggetti da regalare e mi riunisco velocemente al gruppetto capeggiato da Piccola Poppins.

Spero che i miei accompagnatori non si siano pentiti di essersi sacrificati all’altare dei viaggi letterari. In fondo sono stata abbastanza veloce, ho impiegato poco più di un’ora.

Brontë Parsonage Museum 
Church Street, Haworth, Keighley,
West Yorkshire BD22 8DR, United Kingdom
Biglietto intero: 9 £

La tappa finale

Il Brontë Parsonage Museum è l’ultimo edificio di un vicolo pedonale leggermente in salita che si affaccia sulla brughiera. Al termine dell’asfalto iniziano due sentieri.

Uno dei due sentieri alla fine di Church Street

La chiesa di St Michael and All Angels lo precede. È ancora in funzione e sorge sul luogo dove originariamente c’era una cappella del XV secolo, di cui è rimasta solo la torre. Non potevo che concludere la mia visita lì.

Interno della chiesa di St Michael and All Angels

I membri della famiglia Brontë, esclusa Anne che morì e fu sepolta a Scarborough, una cittadina sul mare nello Yorkshire settentrionale, riposano nella cripta sotto il pilastro accanto alla cappella memoriale completata nel 1964. Una targa di ottone dorato sul pavimento è dedicata al ricordo di Emily e Charlotte.

La chiesa odierna ha un aspetto diverso da quella officiata da Patrick Brontë fino al 1861. L’edificio seicentesco fu infatti demolito e ricostruito tra il 1879 e il 188111, perché la struttura era pericolante e insalubre a causa dell’acqua che filtrava dal terreno dell’affollato cimitero circostante.

All’epoca dei Brontë non c’erano alberi tra le tombe. Furono piantati negli anni ’60 dell’Ottocento. Si stima che vi siano sepolte circa 42.000 persone. Nei registri parrocchiali le prime sepolture risalgono al Seicento.

Appunti a margine

Il biglietto del Parsonage Museum l’ho conservato. Porta la mia firma e vale un anno. Se volessi, potrei tornarci. In effetti questo “tè con le Brontë” non può dirsi completo.

Scuola fondata da Patrick Bronte per i bambini di Haworth.
Qui Charlotte e suo marito, Arthur Bell Nicholls, organizzarono il ricevimento per il matrimonio nel 1854.

Nella mia testa, idealmente, ogni viaggio letterario dovrebbe essere preceduto da un minimo di preparazione, perché mi piace entrare nello spirito di un luogo ben prima di visitarlo.

Eppure sono arrivata a casa Brontë con poche informazioni abbastanza confuse. Ho imparato molto durante la visita, ma sto imparando ancora di più adesso, mentre scrivo questo post.

Vorrei tornare ad Haworth per tre motivi + uno: arrivare in paese con il treno a vapore, esplorare la brughiera e fare un tour letterario basato su Cime tempestose. Il quarto motivo è puramente estetico: scattare foto migliori.

Ho già in mente il libro da leggere a tal proposito: si intitola E sognai di Cime Tempestose – Viaggio nei luoghi del romanzo di Emily Brontë ed è stato pubblicato nel 2018. Le autrici hanno un blog dedicato alle sorelle Brontë (The Sisters’ Room).

Un’ultima annotazione su come abbiamo raggiunto Haworth: siamo partiti da Leeds con l’autobus diretto a Kighley (il numero 60). Da lì abbiamo preso il Brontë bus per Haworth, impiegando in totale circa due ore. Se optate per questa soluzione vi conviene fare il biglietto giornaliero direttamente sull’autobus (4.50 £).

P.S. Cime tempestose11 me lo regalò una cara amica di famiglia che è anche la mia madrina di cresima e mi ha vista passare dall’essere una bambina teneruccia e rompiscatole all’essere un’adolescente musona costantemente in paranoia. È anche grazie a lei se la lettura è diventata una parte fondamentale della mia vita, così importante da crearci addirittura un blog. Grazie R., la vita ci ha allontanate, ma solo geograficamente.

Brontëssissimamente tua
Katy Poppins

Risorse

Ti lascio un po’ di risorse utili tra libri, video, siti web, podcast e film:

  1. L’episodio numero 13 di Morgana, un podcast di Michela Murgia, dedicato alle sorelle Brontë.
  2. Un documentario sulle sorelle Brontë che sembra fatto dalla BBC, ma non c’è scritto nulla al riguardo (però è fatto bene)
  3. Un documentario di dieci minuti su Emily Brontë dal titolo Emily Brontë: A Day In The Life
  4. Un altro documentario un po’ datato dal titolo Brontë Country: The Story of Emily, Charlotte & Anne Brontë
  5. Se ti piacciono gli historical drama inglesi un po’ vintage dai un’occhiata a questa serie della Yorkshire Television che racconta la vita dei Brontë a partire dal 1825, l’anno successivo alla morte di Maria e Elizabeth
  6. Il film in dvd sulle sorelle Brontë realizzato nel 2016 per BBC One da Sally Wainwright
  7. Il sito ufficiale del Brontë Parsonage Museum pieno di informazioni sulle Brontë e sul loro mondo
  8. Un sito su tutti i libri che si suppone le Brontë abbiano letto e che possono aver influenzato la loro scrittura (questo l’ho scoperto tramite il sito ufficiale del museo)
  9. Il sito del Brontëbus, dove ci sono anche alcune idee su cosa fare nei dintorni di Haworth
  10. Libri in italiano: Cime tempestose, Jane Eyre, Agnes Grey, La signora di Wildfell Hall, Shirley, Villette,
  11. Libri in inglese gratuiti formati ePub, PDF e Mobi: ne trovate molti su Planet Ebook
  12. Biografie e lettere in italiano su Charlotte: Charlotte Brontë – Una vita appassionata, Ma la vita è una battaglia. Lettere di libertà e determinazione, Dal nuovo mondo – Lettere a Charlotte Bronte, Ho tentato tre inizi. Lettere 1847-1853
  13. Per biografie, libri per bambini, opere di critica letteraria, raccolte di lettere e molto altro sulla famiglia Brontë e Haworth trovate tantissime risorse in inglese nel negozio online del Parsonage Museum

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Note

1Ho provato molta antipatia per la mia omonima letteraria. Mi consola, però, essere l’omonima di quella donna meravigliosa che nel 1978, danzando e cantando con un abito rosso ormai leggendario, espresse meravigliosamente l’amore tormentato di Heathcliff e Catherine, stregando il mondo con la sua voce stratosferica. Non so se si possa parlare di omonimia nel caso in cui due nomi siano sostanzialmente uguali, ma scritti in modo diverso. Forse no. Illuminatemi.
2Almeno nella parte centrale, quella che ho visto io. Non ho avuto il tempo di esplorare il resto.
3Questi dati sono relativi alla metà dell’Ottocento, da quanto ho capito durante la mia visita al museo. Non so quali variazioni abbiano subito nel tempo, ma credo che la mortalità infantile fosse alta anche in precedenza.
4La situazione nella casa dei Brontë era complicata dalla vicinanza al cimitero, luogo particolarmente insalubre che circondava la canonica su due lati. L’umidità è stata un veicolo per la diffusione della tubercolosi fra i membri della famiglia.
5Charlotte (1816), Emily (1818), Branwell (1817) e Anne (1820) nacquero a Thornton, vicino Bradford.
6In una mappa del 1850, scaricata dal sito del Brontë Parsonage Museum, è chiamata Church Lane.
7Il romanzo epistolare scritto da Anne sotto pseudonimo è stato pubblicato in Italia anche con i titoli Il segreto della signora in nero e La misteriosa signora Graham. Il titolo originale è The Tenant of Wildfell Hall.
8Maria Branwell, moglie di Patrick, fu la prima ad andarsene nel 1821, l’anno dopo il trasferimento ad Haworth. Nel 1825 toccò alle figlie maggiori, Elizabeth e Maria, che si ammalarono di tubercolosi alla Cowan Bridge School, l’istituto dove erano state mandate insieme a Charlotte e Emily. Nel 1848 morirono, a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro Branwell ed Emily. Nel 1849 fu la volta di Anne. A legare queste morti, tranne quella della madre, c’è ancora una volta la tubercolosi. Charlotte morì nel 1855, dopo nove mesi di matrimonio. Era incinta. All’epoca si pensava che fosse morta di tisi, ma è probabile che la causa reale sia stata un’iperemesi gravidica.
9Anche l’originale fu realizzato dall’orologiaio di Haworth, Mr Barraclough.
10Inizialmente era presente anche Branwell nel dipinto, ma poi non soddisfatto di come era venuto si cancellò, lasciando solo le sorelle in primo piano.
11I sostenitori delle scrittrici criticarono la decisione, non volevano che l’edificio, già allora oggetto di pellegrinaggi letterari, subisse cambiamenti. 
12Quella copia è andata persa durante qualche trasloco. Così, qualche anno fa, una cara amica, sapendolo, me ne ha regalata un’altra.

Allevatrice di unicorni e dirigente di una multinazionale di idee. Da grande vorrebbe diventare ambasciatrice di sorrisi e indossare solo abiti color turchese.