Attorno a Khosrou, scomparso nel fiore degli anni durante la guerra tra Iran e Iraq, in una Tehran contemporanea in bilico tra passato e presente, ruotano i destini di tre donne: Shirin, la sorella introversa e appassionata di cinema, la madre, saldamente aggrappata a un dolore ancora vivo, e Afsun, quarantunenne in carriera ossessionata dal ricordo di lui, suo primo grande amore.
Ogni capitolo porta il nome di Shirin o Afsun, a seconda della voce narrante. Il mondo di Shirin è quello di una ragazza che abita con la madre in una casa dove il tempo si è fermato, che osserva la sua vita come se fosse un film già visto e che anela alla libertà; quello di Afsun, psicologa, docente universitaria e noto volto televisivo, è dominato da ipocrisia e corruzione.
Come il guscio spiraliforme di una chiocciola, le tre donne rappresentano tre diversi gradi di apertura al mondo, ma anche tre modi di reagire al lutto. Riusciranno a sciogliere i nodi del tempo e a trovare una via d’uscita? Questo libro di Zahra ‘Abdi parla di perdita, elaborazione del dolore, salute mentale e impossibilità di comunicare.
È anche un tributo al grande amore degli iraniani per il cinema e contiene numerosi riferimenti alla letteratura del Paese e una critica alla società iraniana. L’autrice scava nella psicologia delle protagoniste portando alla luce desideri, difficoltà e contraddizioni in un flusso di coscienza caratterizzato da continui salti temporali. La realtà che emerge è deformata e appare quasi illusoria.
A Tehran le lumache fanno rumore, pubblicato da Brioschi Editore nel 2017, è il primo romanzo di Zahra ‘Abdi. È stato tradotto in italiano da Anna Vanzan (1955-2020), iranista, islamista e traduttrice dall’iraniano di molti libri per diverse case editrici. Sua è la postfazione del libro, utile per contestualizzare il conflitto Iran-Iraq, i suoi simboli, la sua propaganda e la produzione letteraria iraniana al femminile dal dopoguerra a oggi. Te lo consiglio se: vuoi scoprire o approfondire la letteratura iraniana al femminile, ti piacciono i romanzi con una forte introspezione psicologica, ti piacciono i romanzi ricchi di riferimenti culturali (in questo caso al cinema e alla letteratura).
I suoni di notte sono più molesti, mi sembra di avere una lumaca che infila le antenne appiccicaticce dentro i miei timpani. Il gemito della lumaca è il suono più triste che abbia mai sentito, è un lamento vischioso che ti scivola piano piano nell’anima. Il viscidume rende la circolazione del tuo sangue più lenta e quando arriva al cuore vi si insedia.
A Tehran le lumache fanno rumore, Zahra ‘Abdi
Sguardo su Tehran
Nel romanzo di Zahra ‘Abdi Tehran è frenetica e alienante, muta e contraddittoria, tesa in uno slancio verso la modernità che fagocita il paesaggio allontanando l’uomo dalla natura e da sé stesso, deformata da uno sguardo (anzi due) che ne mette in luce i lati negativi.
Situata a nord del Paese, sul versante meridionale della catena montuosa degli Elburz, Tehran è capitale dell’Iran dal 1786 e capoluogo della provincia omonima. Il suo sviluppo iniziò nel XVI secolo sotto i ṣafavidivi. Originariamente era un villaggio, un sobborgo dell’antica Rage (oggi Rey o Ray).
Ha un impianto ottagonale ed è costituita da una parte moderna a nord e una più vecchia a sud. Quella moderna, che risale al 1925-41, si ispira a una concenzione urbanistica di stampo europeo, mentre quella vecchia, tipicamente orientale, è caratterizzata da monumenti antichi, bazar e strade strette.
L’asse est-ovest del piano regolatore di Tehran proposto nel 1969 (il primo risaliva agli anni ’30) accentuò la separazione tra i quartieri settentrionali e meridionali. È di questo periodo la nascita di un nuovo quartiere, la città reale. I cambiamenti più consistenti si verificarono negli anni ’80, quando cominciò a espandersi inglobando le aree rurali. A Tehran, la cui popolazione odierna è di oltre 9 milioni di persone, si concentrano quasi tutte le attività produttive e i servizi del Paese1
Risorse
- La guerra tra l’Iran dell’ayatollah Khomeini e l’Iraq di Saddam Hussein iniziò nel 1980 e si concluse nel 1988. Al riguardo puoi leggere questo articolo del Post, che la riassume in maniera molto chiara.
- I nomi dei personaggi di Shirin, Koshrou e Farhad rimandano, come spiega la stessa Shirin nel romanzo, a quelli di un’opera di Nezami (1141-1209), grande poeta persiano (nato a Ganja, oggi Ganca in Azerbaijan), che scrisse un quintetto di poemi in distici a rima baciata di argomento romanzesco e epico molto imitati nel corso dei secoli. Khosrow e Shirin è uno di questi. Di Nezami trovi la traduzione italiana di un altro poema del quintetto, Leyla e Majnun, pubblicato da Adelphi.
- Da guardare: i video di Bahador Hadizadeh su YouTube per immergersi nella vita quotidiana delle strade di Tehran.
- Fonti: Treccani.it, Sapere.it.[↩]