Quando torno in Italia mi ritaglio sempre del tempo per andare in libreria. Il risultato di queste incursioni è l’ansia da bagaglio troppo vicino al limite di peso consentito. Sciocca ragazza che insisti a non volerti mai portare quello da stiva pur sapendo che ogni volta è la stessa storia, ben ti sta!

Nell’ultima incursione — quella natalizia —, mi sono imbattuta in una copia di Edimburgo. Tre passeggiate a piedi, scritto da Robert Louis Stevenson (1850-1894) e tradotto da Valeria Bellazzi.

Il libro, edito da Elliot nel 2016, contiene la traduzione di Picturesque notes on Edinburgh, pubblicato per la prima volta nel 1878, e di tre saggi su alcune escursioni compiute da Stevenson tra Scozia e Inghilterra.

L’autore di Treasure Island (L’isola del tesoro) e di The Strange Case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde (Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde), nato e cresciuto a Edimburgo, amava viaggiare.

Edimburgo vista dal castello
Edimburgo vista dal castello | Credit: lettureinviaggio

 An Inland Voyage (1878) e Travels with a Donkey in the Cevennes (1879) sono stati tra i primi lavori di Stevenson ad essere pubblicati; racconti di viaggio in cui lo scrittore si lascia andare anche a riflessioni sulla vita e sulla società.

La salute malferma non frenò mai il suo spirito d’avventura, così come le imposizioni paterne non gli impedirono di fare della scrittura il proprio mestiere. Oltre ai saggi e ai racconti di viaggio (e non), produsse anche romanzi, poesie e opere teatrali.

Picturesque notes on Edinburgh è, come afferma la traduttrice, una “sorta di guida di Edimburgo, ancora largamente attendibile per i luoghi di maggiore interesse storico e monumentale che non sono stati alterati in modo eclatante dalla riorganizzazione urbanistica”.

Edimburgo non è tanto una città piccola quanto il più grande dei borghi. È praticamente impossibile non osservare i propri vicini. (R. L. Stevenson) Condividi il Tweet

Holyrood Palace, la Old Town con le sue Lands, Parliament Close, Greyfriars, la New Town, Calton Hill: ogni angolo di Edimburgo ha una storia da raccontare, da qui il suo carattere “pittoresco”.

Stevenson racconta la città in tutte le sue sfaccettature; non esita a esprimere antipatie né si limita a descriverne solo i pregi; si sofferma sulle leggende e sulla vita cittadina, sugli aneddoti e sulla storia nazionale, sul rigido clima invernale e sul capodanno festeggiato alla maniera edimburghese. Emerge con forza tutto il fascino della capitale scozzese.

Anche agli occhi dei suoi più fervidi ammiratori Edimburgo non gode certo della stessa considerazione. A loro piace per motivi diversi, nessuno dei quali abbastanza soddisfacente. Per capriccio, se volete, come un collezionista stravede per la sua cristalliera. La sua attrattiva è romantica nel senso più stretto del termine. È bella, certo, ma non quanto è interessante. È soprattutto gotica, e più che mai da che ostenta certe affettazioni greche con i suoi templi classici eretti sulle balze rocciose. In una parola, e soprattutto, è una singolarità.

R. L. Stevenson

Questo libro mi ha messo una gran voglia di tornare a Edimburgo, ma anche di provare uno dei tre itinerari a piedi fatti da Stevenson tra Scozia e Inghilterra: Cockermouth e Keswick — località inglesi del nord ovest —, Effetto autunnale — un’escursione nell’Inghilterra sud orientale (High Wycombe, Great Missenden, Wendover e Tring) —, Passeggiata invernale nel Carrick e nel Galloway — contee della Scozia sud occidentale. A proposito del modo in cui racconta ciò che vede, dice:

Non posso descrivere una cosa che è davanti a me in quest’istante, o che ho avuto davanti solo poco tempo fa; devo lasciare che i miei ricordi si liberino da ogni impurità, finché nulla resti se non l’essenza

R. L. Stevenson

Mi ritrovo nelle parole di Stevenson. Nemmeno io riesco a descrivere bene un luogo nel momento in cui lo sto visitando. Ho una buona memoria per le date, ma pessima per tutto il resto. Così, nel tentativo imprimere i ricordi, butto giù delle note. Note scarne, fredde, funzionali, nelle quali non c’è spazio per le impressioni, che hanno bisogno di più tempo, quello necessario per lasciare le immagini nella mia testa libere di fluttuare a loro piacimento fino a che, addensatesi nuovamente sul fondo e rimescolate, acquistano il vigore e la precisione necessari. Non bisogna però lasciar passare troppo tempo, ammonisce Stevenson, altrimenti “come un brutto dagherrotipo” gran parte si perde.

Il Writer’s Museum

Stevenson, Sir Walter Scott e Robert Burns, I tre scrittori edimburghesi più importanti, sono i protagonisti del Writer’s Museum. A Stevenson è dedicato il primo piano. Il museo è un po’ nascosto ed è ospitato all’interno di Lady Stairs House, un edificio costruito nel 1622. Per raggiungerlo da Lawnmarket bisogna infilarsi in Lady Stairs Close, un vicoletto che si apre su un cortile interno, davanti al quale sta l’ingresso del Writer’s Museum.

Quando visitai Edimburgo per la prima volta, due anni fa, lo trovai per caso e mi piacque molto. All’epoca non avevo ancora la fissazione per il turismo letterario (in pratica non ero ancora una stalker di scrittori defunti da un pezzo). Eppure, ancora oggi, il Writer’s Museum è una delle cose che ricordo con più piacere (si vede che ero giusto all’inizio del tunnel). Merita una visita. È piccolo, accogliente, tranquillo e il personale gentile. Inoltre è gratuito.

> Leggi Edimburgo. Tre passeggiate a piedi, curato da Valeria Bellazzi, Elliot, 2016, 155 pp. € 16.62

Post scritto sotto l’influsso di “Let England Shake”, PJ Harvey

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Allevatrice di unicorni e dirigente di una multinazionale di idee. Da grande vorrebbe diventare ambasciatrice di sorrisi e indossare solo abiti color turchese.