Seduta al tavolo del soggiorno, sgranocchio grissini e abbozzo l’ultimo post dell’anno. Sulla pagina illuminata da una piccola lampada da lettura tascabile, la penna scorre veloce, incalzata dal pensiero di avere i minuti contati: Piccola Poppins potrebbe svegliarsi da un momento all’altro

Il 2018 è stato un anno di attesa, quella “dolce” — e lo è; infatti io di dolci ne ho infornati e mangiati a badilate senza sensi di colpa —, pazienza, entusiasmo e lentezza. Un anno incentrato sul corpo, sulle sue potenzialità e i suoi limiti.

Ho letto libri di cui non ho scritto e lasciato che i vari canali social languissero per giorni, a volte settimane. Non accamperò scuse, perché almeno fino a ottobre avrei potuto darmi da fare; neanche il blocco del lettore giustifica la mia saltuaria presenza. Questo post di fine anno, però, non poteva mancare. Cosa ho letto nel 2018? Quali posti ho visitato?

I libri

Pensavo che avrei letto di più durante la gravidanza: macché! Ho letto tanto quanto l’anno scorso, quindi non molto, e lasciato diversi libri a metà1. L’unico criterio utilizzato nella scelta dei titoli è stato il seguente: dare la precedenza a quelli ricevuti in regalo negli ultimi due anni. Semplice, no?

Io e Ombrello, solitamente inseparabili, abbiamo viaggiato poco insieme, nonostante fosse provvisto di un’autorizzazione per trasporti eccezionali (Katy Poppins + peso Piccola Poppins + kg gravidanza), ottenuta dopo molte lungaggini burocratiche presso la MOVE (Motorizzazione Ombrelli Veloci ed Efficienti).

Siamo stati a San Pietroburgo, in Medio Oriente, a Bruges, in giro per l’Europa di fine ‘800, in Svezia e in Tibet. Di New York ho scritto su Esterofili. Le letture silenziose2, quelle che non ho trattato sul blog, mi hanno portata in Giappone, Germania, Regno Unito, Repubbliche Baltiche e USA.

Tra queste segnalo: Anime baltiche di Jan Brokken (che metterei al primo posto), Freedom di Jonathan Franzen, Nel segno della pecora e Norwegian Wood di Murakami. Chiudo l’anno con Napoli e le vicende di L’amica geniale. Dopo qualche resistenza sono entrata anch’io nel tunnel di Elena Ferrante.

Leggi anche Herman Kruk e la biblioteca del ghetto di Vilnius

I luoghi

Ti ho portato/a con me a Bruges nei luoghi di Hugues Viane e in treno da Londra a Berlino, con un pit stop a Utrecht, città della letteratura UNESCO. Sempre di quest’anno è il resoconto tardivo di un tour letterario fatto a settembre 2017 nella bella Praga e un altro dedicato a Brighton.

I più letti del 2018

Sapete quali sono stati i post più letti nel 2018? Vi lascio la top 3:

1.Berlino: il rogo dei libri di Bebelplatz
2.Fernweh: cos’è e come (non) curarla
3.Monk’s House: un tè con Virginia Woolf

La maggior parte delle visite a questo blog arriva grazie alla ricerca organica. Il post su Bebelplatz è al primo posto (non su Google, eh!). Credo che molti, in realtà, cerchino informazioni su un’opera temporanea di qualche anno fa chiamata Bücherturm, poi smantellata. Puoi vederla qui.

Buoni propositi

Quest’anno sono rimasta abbastanza ancorata al presente e ho sconfitto sul nascere le paranoie legate alla maternità e al parto, vivendo tutto con entusiasmo e curiosità. Le uniche ansie che ho avuto erano legate ad altro: la complicata burocrazia tedesca e la mia scarsa conoscenza della lingua3.

Quindi, ricapitoliamo: entusiasmo, curiosità, vivere il presente. Aggiungerei tre cose su cui devo continuare a lavorare: ascoltare meglio, parlare meglio (e meno), pensare meglio.

Per quanto riguarda il blog non faccio promesse. Ho però in mente nuovi itinerari letterari. Riguardo ai luoghi da visitare mi piacerebbe esplorare la Polonia in treno, visitare Tallin e qualche città tedesca.

Con i libri vedremo. Sono una lettrice lenta alle prese con nuovi ritmi ai quali mi devo abituare. Il che è tutto un dire. Vorrei essere meno dispersiva. Nel frattempo ti faccio tanti auguri per il nuovo anno.

Arrivederci al 2019!

Sbrilluccicosamente tua
Katy Poppins

Ho creato Altrove, una newsletter trimestrale che arriva nella tua casella di posta a ogni cambio di stagione. Vuoi riceverla? Iscriviti ora.

1Tra i quali: Emma di Jane Austen e Ivanhoe di Scott perché non avevo voglia di leggerli in inglese, soprattutto non nelle edizioni che ho a casa (la prima è bruttina, la seconda piccola e carina ma una volta terminata è necessaria una visita oculistica).
2Di alcuni libri, anche se attinenti al tema del blog, non scrivo se hanno ricevuto già tante recensioni o sono di autori famosi (es. Murakami). 
3All’atto pratico, in sala parto, non ci sono lingue che tengano. Ci si scorda anche la propria. Diverso è il discorso sulla burocrazia: padroneggiare una lingua ti semplifica enormemente la vita, tuttavia per il burocratese, italiano o tedesco, serve comunque un corso a parte.

Allevatrice di unicorni e dirigente di una multinazionale di idee. Da grande vorrebbe diventare ambasciatrice di sorrisi e indossare solo abiti color turchese.