Il 24 aprile scorso è stato il centenario della nascita di Hogarth Press, l’avventura editoriale di Virginia e Leonard Woolf, nata come passatempo nel 1917 e diventata ben presto un vero e proprio lavoro.

A ricordarmi di questo anniversario è stato un articolo del The Guardian, che mi ha fornito l’ispirazione per il post. Quando ho letto i diari di Virginia Woolf, in effetti, i passaggi dedicati a Hogarth Press mi hanno entusiasmata molto.

Ho deciso di approfondire l’argomento con un libro preso in biblioteca: Leonard and Virginia Woolf As Publishers: The Hogarth Press, 1917-41, scritto da J.H. Willis Jr e pubblicato nel 1992 da University Press of  Virginia. Non ve ne parlerò, ovviamente, perché l’ho appena iniziato; vi racconterò invece 13 curiosità sulla nascita di Hogarth Press.

Birthday’s resolutions

Il 25 febbraio 1915, giorno del trentatreesimo compleanno di Virginia, durante un momento di relax da Buszard1 i coniugi Woolf presero tre decisioni: affittare Hogarth House, procurarsi un torchio manuale per la stampa e comprare un bulldog.

Del cane non sappiamo nulla, ma abbiamo la certezza che si trasferirono a Hogarth House, nel quartiere londinese di Richmond, quello stesso anno e che nel 1917 riuscirono ad acquistare un torchio manuale per la stampa.

La nascita di Hogarth Press

La macchina da stampa arrivò a Hogarth House il 24 aprile 1917. La bella dimora costruita da Lord Suffield nel 1720, poi divisa in due case nel XIX secolo, diede il nome all’impresa editoriale dei Woolf, che vi rimasero fino al 1924, anno in cui si trasferirono a Tavistock Square nel quartiere di Bloomsbury.

Quasi come un figlio

La nascita di Hogarth Press fu simile a quella di un figlio, perché entrò nella vita dei Woolf stravolgendone i ritmi e diventandone una parte fondamentale. John Lehman, prima manager e poi socio di Hogarth Press, parlò dell’attitudine emozionale di Leonard verso questa attività, quasi come fosse il figlio mai avuto dalla relazione con Virginia.

I due scrittori ebbero un legame fisico con Hogarth Press, che visse sempre sotto il loro tetto. Tutte le case in cui abitarono tra il 1917 e il 1941 — da Richmond, a Mecklenburg Square, passando per Tavistock Square — furono sempre grandi a sufficienza per ospitare l’impresa e gli assistenti.

Nel 1940, però, in seguito al bombardamento di Mecklenburgh Square dove si erano trasferiti nel ‘39, dovettero staccarsi dalla casa editrice per un po’: la macchina da stampa fu portata e conservata a Rodmell e il centro operativo trasferito al Garden City Press di Letchworth nell’Hertfordshire.

Lavoratori instancabili

Il lavoro derivato da Hogarth Press era un’ulteriore attività da aggiungere a tutte le altre che i Woolf portavano avanti (scrittura, giornalismo, politica); anche le pause nelle loro case di campagna, Asheham prima e Monks House poi, diventavano spesso un’occasione per leggere e valutare nuovi manoscritti da pubblicare.

Quando Hogarth Press diventò un vero e proprio lavoro, però, i Woolf, in particolare Virginia, cominciarono a risentire delle restrizioni imposte alla loro libertà e considerarono più volte la possibilità di vendere l’impresa.

Aspiranti stampatori in cerca di formazione

Leonard e Virginia non avevano mai utilizzato un torchio manuale per la stampa. Cercarono un corso di formazione senza riuscire a trovare una scuola disposta ad accettarli.

Virginia conosceva solo l’arte della rilegatura2, che per anni aveva praticato come hobby; Leonard, invece, aveva naso per gli affari, ma nessuna preparazione. Dovettero quindi rimboccarsi le maniche e impararne da soli l’utilizzo, seguendo le istruzioni del manuale incluso nella scatola del torchio tipografico.

La macchina da stampa manuale

Il primo torchio a mano per la stampa acquistato dai Woolf fu probabilmente un modello chiamato The Eclipse, spedito da Excelsior & Co. insieme a un libretto di istruzioni e il carattere Caslon Old Face. I Woolf spesero 19.5.5 £.

Hogarth Press: da passatempo a piccola casa editrice

Già all’inizio dell’apprendistato fu loro chiara l’enorme mole di lavoro richiesta, e fin da subito cercarono di trarne un profitto; fu però con la pubblicazione di Kew Gardens nel 1919 e i risultati ottenuti che i Woolf presero seriamente in considerazione l’idea di trasformare un’attività fino a quel momento amatoriale in una imprenditoriale.

Il passaggio da stamperia privata a piccola casa editrice avvenne nel 1920, con la traduzione dal russo di Reminescences of Tolstoi di Maxim Gorky, per la quale Hogarth Press si avvalse di una tipografia — la Pelican Press — alla quale ordinò 1250 copie.

In cerca di un diversivo

Cosa portò i due scrittori alla decisione di fondare Hogarth Press? Nel 1917, con una guerra mondiale in corso, la loro fu una scelta coraggiosa e non c’erano molti altri concorrenti.

Nella sua autobiografia Leonard spiegò che in quel periodo, da lui ricordato come il peggiore della sua vita, sentiva il bisogno di un diversivo, per distrarsi sia dagli impegni letterari e giornalistici sia dagli eventi bellici. Era inoltre convinto che Virginia avrebbe tratto beneficio da un’attività manuale da alternare a quella letteraria.

Il fatto di poter pubblicare le proprie opere senza pressioni di alcun genere e di dare voce a quelle dei propri amici, che difficilmente avrebbero trovato un editore, li spinse a non gettare mai la spugna.

Il rapporto dei Woolf con gli assistenti

Virginia e Leonard non erano pazienti con gli errori dei propri assistenti, soprattutto Leonard, perfezionista e molto meno tollerante di Virginia; le tensioni non mancarono a causa di fraintendimenti da entrambe le parti.

Nel corso degli anni ebbero più di dieci assistenti. La prima apprendista, Alix Sargant-Florence, iniziò e terminò il suo apprendistato nel giro di due ore. Ecco cosa scrisse Virginia in merito:

We came back, and Alix solemnly and slowly explained that she was bored, and also worried by her two hours composing, and wished to give it up. A sort of morbid scrutiny of values and of motives, joined with crass laziness, leads her to this decision; and I expect it will lead her to many more. She has a good brain, but not enough vitality to keep it working.

Virginia Woolf, Selected diaries, 16 ottobre 1917

Il primo libro stampato

La prima pubblicazione di Hogarth Press fu Two stories — un pamphlet contenente due storie, una scritta da Leonard Three Jews, l’altra  da Virginia The mark on the wall — illustrata da quattro piccole xilografie di Dora Carrington. Un progetto decisamente ambizioso da parte di due neofiti, considerata la presenza di xilografie, la lunghezza dei testi (non poesia, ma prosa) e la piccola macchina da stampa dei Woolf. Nonostante qualche errore, le copie furono vendute nel giro di tre mesi a un prezzo leggermente più alto di quello inizialmente promesso a chi lo aveva ordinato in anticipo.

Il primo libro rifiutato

Sapevate che il primo libro rifiutato dai Woolf fu Ulisse di James Joyce? Ebbene sì. A Virginia non piacque. Il 16 agosto 1922 scrisse nel suo diario:

I should be reading Ulysses, and fabricating my case for and against. I have read 200 pages so far — not a third; and have been amused, stimulated, charmed, interested by the first two or three chapters — and then puzzled, bored, irritated, and disillusioned as by a queasy undergraduate scratching his pimples. […] An illiterate, underbred book it seems to me: the book of a self taught working man […]Virginia Woolf, Selected Diaries, 16 agosto 1922

In realtà il rifiuto fu motivato anche dall’impossibilità dei Woolf di stampare un’opera così impegnativa. Pensate che l’editore francese che alla fine lo pubblicò, Derantiére, impiegò circa 2000 ore di lavoro per la revisione delle bozze.

Il primo cliente perso per una casa editrice più grande

La terza opera pubblicata3 dai Woolf fu Prelude della scrittrice neozelandese Katherine Mansfield. L’elaborazione del libro fu lenta (da ottobre 1917 a luglio 1918), così come la vendita delle copie prodotte.

Nel frattempo, durante la lavorazione, i rapporti tra Virginia e Katherine subirono un momento di tensione. Le due donne comunque trovarono diplomaticamente un compromesso.

A quattro anni di distanza dalla pubblicazione il libro aveva venduto 236 copie. Le successive storie scritte da Katherine non furono pubblicate da Hogarth Press, perché Murry, marito di Katherine, preferì affidarle a Constable, un editore più grande.

La stampa commerciale

I Woolf iniziarono a stampare i propri libri artigianalmente, ma per le successive edizioni di Kew Gardens (scritto da Virginia e pubblicato nel 1919) ricorsero alla stampa commerciale. Kew Gardens ebbe molto successo e proprio grazie a questa pubblicazione Leonard cominciò a pensare seriamente di fare di Hogarth Press una vera e propria casa editrice.

Visioni tipografiche

In 29 anni Hogarth Press ha pubblicato 527 titoli. Furono molte, nel periodo fra le due guerre, le avventure editoriali nate e morte in poco tempo. Hogart Press ha resistito per anni, nonostante sia sempre stata una piccola casa editrice dedita alla pubblicazione di opere moderne e d’avanguardia, senza motivazioni ideologiche o estetiche.

Dopo la scomparsa di Virginia, Leonard continuò a dirigerla fino al 1946, anno in cui fu inglobata in Chatto&Windus. Hogarth Press esiste ancora, ma è una delle tante case editrici appartenenti al colosso Penguin Random House.

E dopo queste curiosità sulla nascita di Hogarth Press, vi lascio con due video molto interessanti trovati su YouTube. Dategli un’occhiata se l’arte della stampa vi affascina (spoiler per gattari: nel primo troverete anche un’elegante presenza felina).

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Note

1 Messrs Buszard & Co era situato al civico 197 di Oxford Street. Questa sala da tè, era un luogo molto rinomato in epoca vittoriana. Ci si andava a colazione, a pranzo e a cena. Buszard produceva torte nuziali di fama internazionale.
2 Molti dei libri rilegati da Virginia prima della nascita di Hogarth Press sono conservati presso la Washington State University.
3 In realtà avrebbe dovuto essere la seconda, ma nel frattempo i Woolf pubblicarono le poesie del fratello di Leonard, Cecil, morto in guerra.

Allevatrice di unicorni e dirigente di una multinazionale di idee. Da grande vorrebbe diventare ambasciatrice di sorrisi e indossare solo abiti color turchese.