Ho preso, con il tempo, due abitudini: visitare cimiteri e partecipare a spassose ghost walks. Una volta a Edimburgo sono riuscita a fare entrambe le cose nella stessa serata. Vuoi sapere com’è andata a finire?

Doverosa premessa: da adolescente i cimiteri li evitavo come la peste; ora che di anni ne ho il doppio li cerco pure in vacanza. Alcuni sono belli da vedere, hanno fascino e storia. E poi la quiete dove la mettiamo? E le storie dietro i nomi delle lapidi?

Tuttavia non credo che ci entrerei da sola di notte, perché il mio immaginario è ancora fortemente influenzato dai film dello zio Tibia visti da bambina. D’altra parte lo stesso Robert Louis Stevenson, edimburghese doc, parlando di Greyfriars, sosteneva con sicurezza:

Quando l’anima di un uomo è certamente all’inferno, difficilmente il suo corpo riposerà quieto in un sepolcro, per quanto fastoso; un giorno o l’altro la porta finirà per aprirsi, e il reprobo ne uscirà avvolto nelle ripugnanti spoglie della tomba.

R. L. Stevenson, Edimburgo. Tre passeggiate a piedi

Greyfriars: le due facce di un cimitero

Edimburgo, cimitero di Greyfriars, chiesa

Fu la regina Maria ad aprire i giardini dei Frati Francescani: un cimitero nuovo e a quei tempi quasi in mezzo ai campi, diventato a sua volta luogo monumentale, poi soppiantato da una mezza dozzina di altri. […] Anche ora è uno dei famosi angoli panoramici di Edimburgo, e gli stranieri vengono portati là a vedere, da un altro punto di osservazione, in che modo curioso la città si estende sulle sue colline.

R. L. Stevenson, Edimburgo. Tre passeggiate a piedi

E già! In effetti il cimitero di Greyfriars è proprio un bel posto. Di giorno è meta di turisti e gente del luogo. Ci si passeggia come fosse un parco. Lo faceva anche J.K.Rowling, che dalle sue lapidi prese spunto per i nomi di alcuni personaggi di Harry Potter.

È impossibile non restare affascinati dalle grigie tombe di Greyfriars. Alcune colpiscono più di altre per via dell’esuberanza decorativa e fortemente simbolica. A tal proposito Stevenson scriveva:

Noi scozzesi secondo me, superiamo tutte le nazioni per quel che riguarda la rappresentazione lugubre della morte. […] Ogni muratore era un Holbein di scarsa fantasia: aveva una profonda coscienza della morte, e amava mostrare l’essenza dei suoi stessi terrori a chi passeggiava in un cimitero.

R. L. Stevenson – Edimburgo. Tre passeggiate a piedi

Tutto sommato, nonostante le strane storie sul suo conto, Greyfriars di giorno è quasi un posto rassicurante. L’unica parte del cimitero che mi ha lasciato un vago senso di inquietudine, ancora prima di conoscerne la storia, è quella inaccessibile ai visitatori: Covenanters’ Prison.

Sono entrata la prima volta a Greyfriars insieme a mio fratello in un tardo pomeriggio di fine agosto. Ci siamo poi tornati di sera durante un ghost tour. Un luogo, due facce. Perché è quando l’oscurità lo avvolge che inizia la macabra danza.

Non svegliate il can che (non) dorme

Eravamo all’incirca una ventina di persone. Tra i tanti ghost tour offerti nella capitale scozzese, avevamo scelto The double dead walking tour di The city of the dead, che comprende la visita alla Covenanters’ Prison e alle Southbridge Vaults, i sotterranei della città.

Il cimitero edimburghese situato nella Old Town è famoso soprattutto per le sue non proprio amichevoli “presenze”. Il motivo è presto detto: sorto intorno alla chiesa di Greyfriars, su dei terreni appartenuti al convento francescano di Grassmarket, nel 1679 fu teatro di una sanguinosa repressione: quella dei Covenanters, presbiteriani che si opponevano alla politica religiosa del re d’Inghilterra, da loro considerata filo cattolica.

Edimburgo, cimitero di Greyfriars: Covenanters' Prison vista dal cancello

Dopo la battaglia di Bothwell Bridge, Sir George Mackenzie ne fece imprigionare 1200 nel braccio del cimitero chiamato Covenanters’ Prison, che allora era un campo. Molti di loro furono uccisi e torturati, altri morirono di fame, freddo e maltrattamenti; alcuni furono inviati come schiavi in America, ma non sopravvissero al naufragio della loro nave. Nessuno si salvò.

Il Lord Avvocato Mackenzie, ribattezzato “il sanguinario”, eseguì gli ordini di re Carlo II con una ferocia che nella vita di tutti i giorni non lasciava trapelare. Si racconta fosse anzi un uomo devoto alla famiglia, al lavoro e alla corona, colto e rispettabile.

Eppure gli è stata attribuita la morte di 18.000 Covenanters. Non solo di quelli imprigionati a Greyfriars. Quando passò a “miglior” vita, nel 1691, fu seppellito in un mausoleo collocato proprio all’interno di Covenanters’ Prison, dove giacciono anche i resti di alcune delle persone morte a causa sua, che suppongo passino il tempo a prendere a calci nel sedere l’anima di Mackenzie, la cui tomba sembra essere al centro di strani fenomeni.

Si dice che a causarli sia un poltergeist (letteralmente “spirito rumoroso”), conosciuto come poltergeist Mackenzie, la cui attività è quella finora più documentata al mondo. Ai malcapitati di turno si diverte a fare scherzi di vario genere, come lasciare lividi, graffi e ferite sul corpo, provocare un senso di oppressione al petto e causare il malfunzionamento di cellulari e telecamere.

La sua attività si sarebbe risvegliata alla fine degli anni ’90 e via via intensificata fino a coinvolgere addirittura le abitazioni che si affacciano sul cimitero.

Solo pochi passi separano i vivi dai morti” osservava Stevenson nel descrivere le umili abitazioni intorno a Greyfriars, da cui provenivano i rumori della vita domestica, in malinconico contrasto con il silenzio e la quiete intorno alle tombe. Lo scrittore, nella sua guida alla città di Edimburgo, non menziona fantasmi quando descrive Greyfriars, ma racconta l’aneddoto del giovanotto che, fuggito dal vicino George Heriot’s Hospital, si nascose dentro al mausoleo per non farsi trovare dalla polizia.

I suoi compagni per giorni gli portarono del cibo. Di questo ragazzo lo scrittore vantava il “cuore d’acciaio”, proprio quello che occorre per passare giorno e notte “da solo con il vecchio aguzzino”. Già solo bussare alla sua porta e sfidarlo ad apparire, racconta Stevenson, era considerata una prodezza.

Durante il ghost tour siamo entrati nel braccio del cimitero chiuso al pubblico. La guida, rigorosamente vestita di nero, ci ha condotto dentro al mausoleo di Mackenzie, dove siamo rimasti per un po’. Il poltergeist quella sera aveva altro di meglio da fare. Il tour è espressamente sconsigliato a donne incinte e a chi ha problemi di cuore. Forse è poco adatto in generale a persone particolarmente sensibili.

Edimburgo, cimitero di Greyfriars, particolare di una tomba

C’è stato un momento in cui ho provato un senso di inquietudine, quasi disagio: davanti al cancello della prigione dei Covenanters, di giorno. Ma non solo il poltergeist non s’è fatto vivo, pure i gatti non si sono visti. E questa è stata la delusione più grande. In passato, invece, il cimitero ne era pieno. Ecco le prove:

Greyfriars è continuamente traboccante di gatti. Un pomeriggio ne ho visti almeno tredici seduti sull’erba vicino al vecchio Milne, il Capomastro, tutti lucidi e grassi e ammiccanti in modo compiaciuto, come se si fossero nutriti di carni insolite.

R. L. Stevenson – Edimburgo. Tre passeggiate a piedi

Per me il vero mistero di Greyfriars è: dove sono finiti i gatti? Cosa li ha spinti ad abbandonare il più famoso cimitero di Edimburgo, nonostante gli enormi benefici che avrebbero potuto trarne (cibo gratis, grattini dei visitatori, quiete)? Che abbiano avuto qualche problema con il fantasma di Greyfriars Bobby? Era un cagnolino tanto dolce in vita. E con questa legittima domanda concludo il mio Blogween tour.

Paurosamente tua
Katy Poppins

Credit: lettureinviaggio

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Allevatrice di unicorni e dirigente di una multinazionale di idee. Da grande vorrebbe diventare ambasciatrice di sorrisi e indossare solo abiti color turchese.