Nel post precedente, dedicato a una delle biblioteche più belle del mondo, ho menzionato il codice di Vyšehrad, custodito presso il Klementinum. Se vuoi saperne di più e ami i viaggi nel tempo sei nel posto giusto.

Il Vangelo dell’Incoronazione di re Vratislao

È fra i codici miniati di età romanica più preziosi d’Europa, dichiarato nel 2005 monumento nazionale culturale della Repubblica Ceca. Il codice di Vyšehrad contiene una delle più antiche rappresentazioni dell’albero genealogico di Cristo ed è legato all’incoronazione del primo re boemo.

L’evangeliario latino fu donato al re Vratislao I in occasione della sua incoronazione avvenuta il 15 giugno 1085 nel castello di Praga; è quindi conosciuto anche come Vangelo dell’Incoronazione di re Vratislao.

Il re lo portò con sé a Vyšehrad, oggi un tranquillo quartiere di Praga appollaiato su una roccia che guarda il fiume Moldava. In questo luogo a cui sono legati misteri e leggende sulla fondazione della città Vratislao aveva stabilito la sua residenza.

Da Vyšehrad al Klementinum

Praga: cattedrale di San Vito, interno | Credit: lettureinviaggio

Dopo la permanenza a Vyšehrad, sembra sia stato spostato nella biblioteca metropolitana della cattedrale di S.Vito, in seguito a un’incoronazione avvenuta nel 1228, e poi depositato presso la biblioteca della famiglia Dlouhoveské nel ‘400.

Tornato al castello di Praga intorno al 1613, dove il pittore  Daniel Alexius di Května’ (?-morto nel 1636), impegnato nella decorazione della Cappella di San Venceslao all’interno della cattedrale di San Vito, ebbe modo di rinnovarne alcune miniature, fu trasferito a Dlouhá Ves, nella regione boema di Plzeň, intorno al 1619, per proteggerlo dai calvinisti.

Di nuovo a Praga nel 1728 presso la biblioteca del seminario arcivescovile, dalla seconda metà del secolo trovò una collocazione stabile all’interno della Biblioteca Nazionale ceca del Klementinum, da cui fu allontanato solo una volta: durante la Seconda guerra mondiale, quando finì a Karlštejn, località a 30 chilometri da Praga.

Le miniature del codice di Vyšehrad

Dei suoi 108 fogli di pergamena, 26 sono miniati; il codice è largo 320 mm e alto 415 mm. I piatti sono rivestiti da un tessuto ricamato con un disegno ornamentale di foglie e fiori. Sul piatto posteriore è cucito un Cristo in Maestà racchiuso in una mandorla.

I ritratti dei quattro evangelisti, immagini dell’antico testamento, di San Venceslao, patrono di Praga, e dell’albero genealogico di Cristo sono i soggetti delle miniature. Quest’ultimo è particolarmente importante. Sai perché?

Perché la rappresentazione dell’albero di Iesse (padre di re Davide) contenuta nel codice di Vyšehrad è una delle più antiche, se non la più antica. Il motivo iconografico risale all’XI secolo ed è basato sulla genealogia di Cristo proposta dal Vangelo di Matteo. Nei secoli successivi si sviluppò in composizioni via via più complesse, trovando nel gotico un terreno fertile.

Nell’evangeliario in questione l’immagine è semplice: Iesse è collocato a destra, Isaia a sinistra; fra le gambe di Iesse crescono le radici dell’albero, i cui rami, alle estremità, sono occupati dalle sette colombe dello Spirito Santo; il profeta Isaia, invece, svolge intorno a Iesse una striscia di pergamena che riporta la sua profezia (Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici.” — Is.11,1).

Per la Repubblica Ceca l’evangelario di Vyšehrad è un monumento nazionale, perché legato al primo re boemo e quindi alla storia del Paese. L’imperatore Enrico IV conferì al duca Vratislao II di Boemia il titolo di re per ricompensarlo dei servizi resi in politica estera. Il titolo non era ereditario e non ricevette la conferma del papa. Durante il suo regno, la Boemia fiorì dal punto di vista culturale, artistico ed economico.

Lo scriptorium del codice di Vyšehrad

Le ultime ricerche suggeriscono che l’evangeliario di Vyšehrad sia stato realizzato presso un monastero benedettino della Baviera, una regione della Germania meridionale; probabilmente nello scriptorium dell’abbazia di Sant’Emmerano a Ratisbona. La maggior parte del lavoro è opera di un solo scriba.

Iniziato negli anni Settanta dell’XI secolo e completato velocemente in vista dell’incoronazione del re, il manoscritto fu donato al re Vratislao dai monasteri benedettini di Břevnov e Ostrov1, forse con la partecipazione del vescovo di Olomouc.

Il monastero di Břevnov, fondato nel 993, si trova a Praga ed è possibile visitarlo (l’ingresso ai giardini è gratuito); quello di Ostrov, risalente al 999, non esiste più, però grazie agli scavi archeologici se ne possono ammirare i resti.

Il codice di Vyšehrad digitalizzato e “clonato”

Nel 2007 il manoscritto è stato digitalizzato e successivamente Tempus Libri — una società ceca specializzata nella produzione di copie di manoscritti rari — ne ha realizzato una copia fedele a disposizione dei visitatori del Klementinum, conservata nella stanza che precede la biblioteca barocca. Il codice di Vyšehrad è stato esposto per la prima volta al pubblico in occasione di una mostra dedicata ai benedettini tenutasi presso la Galleria Nazionale di Praga tra il 2014 e il 2015.

Post scritto sotto l’influsso di “Fear of a blank planet”, Porcupine tree

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  1. Anche in questo caso pare si debba usare il “probabilmente”.[]

Allevatrice di unicorni e dirigente di una multinazionale di idee. Da grande vorrebbe diventare ambasciatrice di sorrisi e indossare solo abiti color turchese.